La «catena» necessaria che ora spetta ai giovani
La ’Catena baltica’ del 23/8/ ’89
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La «catena» necessaria che ora spetta ai giovani

Sogno fuori dalla realtà? Dopo la piazza del 5 i giovani in massa partono per la frontiera russa, e poi «in catena» fino alla Piazza Rossa, per dire a Putin e al mondo: «basta guerra»
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 4 novembre 2022

Nel migliore dei mondi – direbbe Candide – Putin e Zelensky concorderebbero che farsi la guerra tra fratelli è un macello insensato. Nel migliore dei mondi possibili, Xi Jinping annuncerebbe che al Congresso del Partito aveva scherzato: «Macché terzo mandato! Dopo dieci anni di lavoro mi prendo una lunga vacanza in giro per il mondo».

Nel migliore dei mondi possibili – proseguirebbe Candide – l’ayatollah Khamenei apparirebbe alla tv per proclamare: «Non ho letto in nessuna sura del Corano come debba vestirsi una ragazza. D’ora in poi si vesta come le pare».
Nel migliore dei mondi possibili, l’assassino di Kashoggi sarebbe in carcere al posto di chi lo critica. E in carcere si troverebbe pure Trump, Bolsonaro, il generale al-Sisi, il presidente filippino Duterte, forse anche Netanyahu, e una manciata di autocrati.

Questo nel migliore dei mondi possibili. Accade invece che l’Ucraina sia semidistrutta per colpa di quelli che, da entrambe le parti, rifiutano il negoziato; che Xi Jinping sia diventato il superuomo solo al potere (e quale potere!); che gli scherani di Ali Khamenei sparino sulla gioventù iraniana; che Mohammed bin Salman tiranneggi seduto su una montagna di petrodollari; che Bolsonaro raccolga quasi metà dei voti dei brasiliani; che il bandito Duterte riporti al potere la banditesca famiglia Marcos; che siano gli accoliti di Donald Trump a minacciare Biden di impeachment e non viceversa; che Benjamin Netanyahu sia di nuovo al potere; e che al-Sissi accolga, riverito, le delegazioni alla Conferenza sul Clima in Egitto mentre 60.000 suoi oppositori marciscono nelle patrie galere.

Nel migliore dei mondi possibili, sabato, dopo la manifestazione di “Europe for Peace” una fiumana interminabile di giovani partirebbe da Roma e dalle altre città europee per confluire in massa alla frontiera russa, dove si unirebbe ai coscritti russi disarmati come nel 1917, e formerebbe una catena umana fino alla Piazza Rossa per annunciare a Putin e al mondo: «I nostri governi preferiscono guerreggiare piuttosto che convivere in pace. L’abbiamo capito un po’ tardi, ma ora tocca a noi prendere in mano i destini della Terra. Perché saremo noi – non gli attuali governanti – a pagare caro il prezzo delle catastrofi climatiche che questa stupida guerra sta aggravando».

Un sogno fuori dalla realtà? Beh, nei tre Paesi Baltici sotto il tallone dell’Urss, il 23 agosto 1989 due milioni di persone formarono una catena umana lunga 675 km da Vilnius fino a Tallinn passando per Riga. Le autorità sovietiche tentarono di sminuirne la portata, ma non osarono sparare sulla «Catena Baltica».

L’accidentato cammino verso la giustizia sociale e la pacificazione etnica è punteggiato da manifestazioni simili: la marcia del sale di Gandhi, le marce di Luther King da Selma a Montgomery, le parate femministe delle suffragette, la marcia su Pretoria dei 50.000 sudafricani guidati da Mandela. Sono le azioni partite dal basso, soprattutto dai giovani, a fermare più spesso conflitti e ingiustizie.
Scriveva Georges Bernanos: «È la febbre della gioventù a mantenere il mondo alla temperatura normale. Quando la gioventù si raffredda, il resto del mondo batte i denti».

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