Una corretta manutenzione avrebbe evitato la strage di Viareggio. Ma non c’era il rischio lavorativo, che avrebbe permesso di evitare la prescrizione di reati come l’omicidio colposo plurimo. Non c’era, secondo la Quarta sezione penale della Cassazione, che ha depositato le motivazioni della sentenza che di fatto ha azzoppato inchiesta e processi assai approfonditi, perché “non vi è dubbio che il datore di lavoro dell’impresa ferroviaria sia tenuto alla valutazione di tutti i rischi derivanti dall’esercizio delle attività di impresa, e quindi anche dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori derivanti dalla circolazione di carri dei quali non cura direttamente la manutenzione, destinati al trasporto delle merci pericolose. Ma va escluso che i tragici eventi occorsi a Viareggio abbiano concretizzato un rischio lavorativo, di talché l’eventuale inosservanza dell’obbligo datoriale della valutazione dei rischi non assume rilievo causale”.
Per fortuna i due macchinisti del treno merci carico di cisterne piene di gpl che deragliò la notte del 29 giugno del 2009, provocando una immane esplosione costata la vita a 32 persone e dolori inenarrabili a tanti feriti coperti di ustioni, riuscirono a salvarsi. Solo questo ha fatto cadere l’aggravante del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro? Non c’era per loro il rischio di morire?