ExtraTerrestre

La campagna per salvare gli ultimi 500 individui rimasti di tigre siberiana

Il fatto della settimana Nell’estremo oriente russo il taglio delle foreste riduce il territorio di cui il felino ha bisogno per cacciare le prede che già scarseggiano. A completare il massacro ci pensano i cacciatori legali e illegali

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 13 dicembre 2018

L’ultima denuncia del Wwf riguarda il futuro della tigre siberiana o dell’Amur, di cui sono rimasti 500 individui: nell’estremo oriente russo, spiega il report The Way of the Tiger, il taglio legale e illegale delle foreste sta riducendo sempre di più i vasti territorio di cui la tigre ha bisogno per procacciarsi le prede.

A questo si aggiungono la diminuzione delle prede, a causa della competizione con l’attività venatoria esercitata legalmente e illegalmente dalle comunità locali, e i rischi legati al bracconaggio. Tre grandi minacce che mettono a serio rischio il futuro di questo felino, che ha saputo adattarsi ai climi freddi.
I conflitti tra uomo e tigre dell’Amur sono la principale minaccia per questa sottospecie di tigre. Prevenire i conflitti è una priorità per il futuro delle tigri dell’Amur, in quanto il più delle volte questi vengono risolti con l’uccisione della tigre. Questo aspetto è così oggetto delle attività che il Wwf porta avanti nella regione, sin dal primo progetto di conservazione lanciato nel 1994.

Tra il 2000 e il 2017 i centri di riabilitazione sostenuti del WWF hanno ospitato 24 tigri: 13 sono state rilasciate in natura dopo aver ricevuto le cure necessarie, 6 sono morte a causa delle ferite riportate prima del trasferimento, 3 sono rimaste in cattività e 2 sono ancora in cattività nel centro Alekseevka.
10 delle 13 tigri rilasciate sono state marcate con trasmettitori GPS: di queste 5 sono tuttora segnalate come vive, 2 sono state uccise mentre il destino di 3 è tutt’ora incerto (potrebbero essersi liberate dal radiocollare).

Oltre a riabilitare le tigri coinvolte nei conflitti, i centri si occupano dei cuccioli che hanno perso le madri a causa del bracconaggio e delle attività dell’uomo. I cuccioli rimangono nel centro finché non vengono ritenuti adatti al rilascio. Dopo il rilascio vengono monitorati, tramite rilevamento satellitare. Per il WWF nelle aree in cui si verificano i conflitti (attacchi all’uomo o al bestiame) devono essere organizzate delle squadre di pronto intervento – Rapid Response Teams – e allestiti dei Centri di riabilitazione e di monitoraggio per le tigri coinvolte nei conflitti, soprattutto se ferite o orfane.

Gli RRT giocano un ruolo importante nel risolvere i conflitti, rimuovendo animali feriti, malati o comunque non adatti alla vita in natura e portandoli nei centri, dove vengono preparati al successivo reinserimento in natura. Di centri ne esistono due, uno aperto nel 1991, il secondo nel 2012.

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