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La Camera chiede l’election day

La Camera chiede l’election dayMatteo Salvini – LaPresse

Il caso Voto bipartisan per accorpare comunali e referendum, pressing leghista su Lamorgese. In Sicilia scontro tra Meloni e Salvini su Musumeci

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 23 febbraio 2022

Approvato a larga maggioranza alla Camera un ordine del giorno della Lega sull’election day per accorpare le comunali e i referendum sulla giustizia. Su 380 presenti, 372 hanno votato sì, 7 no, un astenuto. La data del voto per le amministrative ancora non è stata fissata, ma dovrebbe essere tra il 15 aprile e il 15 giugno. «Ho sentito qualcuno parlare di 26 giugno – ha detto Matteo Salvini – Ma siamo seri, come si fa a pensare che si possa votare il 26 giugno? Se gli italiani non devono esprimersi, allora votiamo a Ferragosto».

Non è escluso che per l’accorpamento dei due voti possa essere scelto il giorno del ballottaggio, e non quello del primo turno. Cosa che non piacerebbe affatto ai leghisti, visto che al secondo turno l’affluenza è sempre più bassa e i referendum per passare richiedono il 50% dei votanti. A favore dell’accorpamento le ragioni legate al Covid: con un solo appuntamento alle urne i rischi di contagio sarebbero inferiori.

L’approvazione dell’odg non è vincolante per il governo cui spetta la decisione sulle date del voto. Conta però il fatto che i sì siano arrivati da quasi tutte le forze politiche. «Ora il ministro Lamorgese rispetti questa decisione», incalza il leghista Igor Iezzi. Nel testo approvato viene ricordato che l’election day «facilita la partecipazione popolare», e quindi aiuta il raggiungimento del quorum, e permette di risparmiare «circa 200 milioni di spese organizzative».

Vista anche la complessità dei quesiti referendari (separazione delle funzioni tra giudici e pm; modalità di voto del Csm e dei consigli giudiziari: abolizione della legge Severino e un drastico freno alla custodia cautelare) l’accorpamento con le comunali di fatto è l’unica possibilità per provare a raggiungere il quorum. Ma sarebbe solo un aiuto parziale: alle urne per i comuni (oltre 900) infatti sono chiamati circa 8,5 milioni di italiani, molti meno della metà necessaria perché i referendum siano validi. I precedenti non sono a favore: nel giugno 2009 si votò per tre referendum sulla legge elettorale e per i ballottaggi delle amministrative, ma l’affluenza referendaria si fermò al 23%.

Quanto alle comunali, tra Pd e Calenda resta il gelo per il sostegno di Azione al sindaco di Genova Marco Bucci che si ricandida col centrodestra. Ma a destra le cose vanno peggio. Fdi ha annunciato la ricandidatura di Nello Musumeci alla guida della Sicilia (si vota in autunno). Ma gli alleati non ci stanno. Forza Italia ha già lanciato Gianfranco Miccichè, ma anche la Lega è fredda sul governatore uscente. E il capogruppo di Fdi alla Camera Francesco Lollobrigida attacca: «Se la Lega decidesse davvero di non sostenere la riconferma di Musumeci il fatto avrebbe ripercussioni nazionali. E se si va divisi in Sicilia a ottobre, si andrà poi divisi anche in Lombardia nel 2023».

Daniela Santanchè annuncia che Fdi ha un candidato pronto a correre in alternativa al governatore leghista Attilio Fontana. Crepe anche a Verona, con i meloniani pronti a ritorsioni contro Forza Italia che non vuole appoggiate il sindaco uscente di Fdi Sboarina e sta trattando con Flavio Tosi.

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