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La calda estate delle cicale

La calda estate delle cicale

Stagioni Sono la colonna sonora dell’estate per il loro frinire. A settembre smettono e riprendono a giugno. Le larve chiuse fino a 17 anni sono un mistero della natura. Ma i cambiamenti climatici stanno sconvolgendo il loro ritmo

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 9 agosto 2018

La cicala è la colonna sonora dell’estate. Il suo canto è associato alla calura estiva. Entra in azione a fine giugno e canta senza sosta durante le calde e assolate giornate mediterranee, con grande disappunto della laboriosa formica. Ascoltiamo il suo canto e conosciamo il ruolo che le è stato assegnato nelle favole, ma sappiamo poco della sua vita di insetto. Ma il canto della cicala è solo una manifestazione all’interno del ciclo di vita di uno degli insetti più misteriosi che esistano in natura. Tra tutti gli insetti sono quelli che hanno l’attività acustica più facilmente percettibile e riconoscibile dall’uomo. Anche chi è poco attento alle manifestazioni della natura, non può fare a meno di accorgersi della loro presenza. Si tratta di un suono chiamato frinito che viene emesso in modo ritmico. Ma chi canta è solo il maschio. Sono gli esemplari maschili ad emettere il caratteristico suono, come richiamo sessuale nei confronti delle femmine, che si limitano a produrre un piccolo suono attraverso lo sfregamento delle ali. Il canto si differenzia da una specie all’altra per ritmo e intensità del suono, che viene modulato a seconda delle situazioni (richiamo sessuale o segnale di allarme).

NON SAPPIAMO SE LA SCELTA DEL PARTNER viene operata in base all’intensità del suono o al suo ritmo, ma il risultato sperato viene ampiamente raggiunto. Alcuni appassionati entomologi hanno costruito degli archivi sonori con i canti delle specie più diffuse. Il suono si produce come conseguenza della vibrazione di particolari strutture poste sull’addome (lamine) e la cavità addominale funziona da cassa di risonanza, amplificando fino a 20 volte il suono prodotto dalla vibrazione delle lamine.

IL LORO CANTO, QUINDI, HA UNO SCOPO BEN PRECISO: la conservazione della specie. Le cicale vivono prevalentemente nella boscaglia, ma sono presenti anche in parchi e giardini delle grandi città. Se in questo periodo si percorre una delle tante strade litoranee del nostro paese, in prossimità delle pinete, Il suono corale che i maschi emettono ci accompagna per chilometri e assume le caratteristiche di un concerto. Sono gli ulivi e i pini, da cui estraggono la linfa per nutrirsi, gli alberi preferiti nell’area mediterranea. Sono 1500 le specie più diffuse nelle aree calde e temperate del pianeta e si ritiene che il processo di speciazione risalga a un milione di anni fa.

Un insetto che ha avuto il suo percorso evolutivo e che non è mai passato inosservato nel susseguirsi delle varie civiltà. Per Platone, le cicale erano, un tempo, uomini che, per il piacere della musica e del canto, trascuravano di nutrirsi e morivano. Per questo hanno ricevuto il dono di non aver bisogno di cibo e poter cantare fino alla morte. Molte culture antiche li consideravano insetti sacri perché esprimevano il simbolo del ritorno alla vita e del perpetuarsi del tempo. Dopo essere scomparsi per alcuni anni, ricomparivano in gran numero e il loro canto esprimeva la rinascita all’interno di un ciclo naturale che si rinnovava. L’insetto adulto vive una sola stagione, quella del canto e della riproduzione. Durante il periodo più caldo dell’anno le cicale si accoppiano e le femmine depongono le uova nella corteccia degli alberi.

ALLA FINE DI AGOSTO il canto si attenua e le cicale volano più lentamente. Finisce la nostra estate, ma volge al termine anche la loro unica estate riproduttiva e la loro vita. Il loro ciclo vitale è terminato, ma il loro canto ha favorito la riproduzione e creato le condizioni per la generazione successiva. Le uova si schiudono e danno vita alle larve che trovano riparo nel terreno, dove rimangono per 3-4 anni, prima di diventare insetto adulto (alcune specie del Nord America vi rimangono per ben diciassette anni).

Questo rappresenta il periodo più misterioso di questo insetto, che trascorre gran parte della sua vita nell’attesa di diventare adulto. I biologi non hanno ancora compreso quello che avviene esattamente in questo intervallo di tempo. Un mistero che non ha riscontro nel regno animale. Le larve che si trovano sottoterra hanno un orologio biologico e nelle varie fasi del loro sviluppo sono in grado di percepire l’alternarsi delle stagioni in base alle trasformazioni a cui sono soggette le piante presenti sul terreno. Al termine del periodo tutte le larve usciranno contemporaneamente per risalire sugli alberi, completare lo sviluppo e trasformarsi in insetto adulto. Questa va considerata come una strategia evolutiva per la sopravvivenza della specie. Uscendo tutti insieme, un elevato numero di individui potrà sfuggire ai predatori (gli uccelli) e ricominciare il nuovo ciclo riproduttivo. Ma anche le cicale devono fare i conti con i cambiamenti climatici.

SECONDO I RICERCATORI dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze, il caldo torrido sta influenzando il loro ciclo vitale. Negli ultimi anni si è determinata una diminuzione del canto emesso dai maschi come richiamo amoroso. Cantano di meno perché hanno troppo caldo. Inoltre, sempre più spesso, a causa del riscaldamento del pianeta, il loro ciclo vitale inizia in anticipo (a fine maggio-inizio giugno) con riflessi sul loro comportamento. La siccità, inoltre, causa gravi alterazioni nell’equilibrio idrico delle piante, modificando la composizione della linfa. Le cicale, che di questa linfa si nutrono, sono in grado di percepire questi squilibri. La natura va osservata e ascoltata e le cicale possono fornirci molte informazioni sulle trasformazioni in atto a livello ambientale.

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