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La bici corre in salita

La bici corre in salita

Mobilità L’Italia investe per l’auto cento volte più che per la bici (98,6 miliardi contro appena l’1,2 per bonus e piste ciclabili). La richiesta delle associazioni per la mobilità sostenibile: servono almeno 3,5 miliardi entro il 2030

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 1 dicembre 2022

Le città ciclabili sono più vivibili, meno inquinate e un alleato contro la crisi climatica. Si tratta di affermazioni ormai assodate che, però, non corrispondono – salvo rari casi virtuosi – alla fotografia del presente delle nostre città. L’Italia non è, infatti, un paese per bici e, su questo aspetto, è fanalino di coda nel contesto europeo. Lo rivela il corposo dossier sul tema realizzato da Clean Cities, Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta), Kyoto Club e Legambiente.

PARTIAMO DAI DATI DI FONDO. L’ITALIA INVESTE nell’automobile quasi cento volte più che nella bici: 98,6 miliardi di euro per il settore automotive e le infrastrutture stradali contro 1,2 miliardi per bonus bici e ciclabili urbane ed extraurbane. Una cifra del tutto insufficiente a compiere un salto di qualità nella mobilità dolce delle nostre città, dove le ciclabili certo aumentano (del 20% tra il 2015 e il 2020) ma non abbastanza e non abbastanza in fretta. Ed è una palese contraddizione rispetto all’impegno che l’Italia ha preso con l’Unione Europea per ridurre le proprie emissioni climalteranti del 55% entro il 2030.

PER FARLO, SERVIREBBE DECARBONIZZARE rapidamente il settore dei trasporti, che vale un terzo delle nostre emissioni di Co2: è stato responsabile per il 30,7% delle emissioni totali di Co2 nell’anno 2019, il 92,6% delle quali attribuibili al trasporto stradale. Vediamo, allora, quanti sono i chilometri destinati alle due ruote.

I CAPOLUOGHI DI PROVINCIA HANNO UNA MEDIA, secondo i dati Istat, di 2,8 km di ciclabili per diecimila abitanti, con grandi disparità territoriali tra Nord e Sud. Da zero km in molti capoluoghi del Centro-Sud (Enna, Caltanissetta, Campobasso, Chieti, Trapani e Vibo Valentia) ai 12-15 km di Modena, Ferrara, Reggio Emilia (il cui Pums – il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile – prevede altri 120 km di ciclabili); Mantova è una delle più virtuose nelle infrastrutture ciclabili.

PER FARE UN CONFRONTO EUROPEO, Helsinki e Ghent hanno circa 20 km ciclabili per diecimila abitanti; Anversa e Amsterdam tra i 15 e i 14 km, Copenaghen poco più di 8 km. Tra le città metropolitane italiane, la prima è Venezia con oltre 6 km per diecimila abitanti, seguita da Bologna a circa 4 km; Milano, Torino e Firenze hanno tra i 2 e i 2,5 km; Roma ha appena un 1 km per diecimila abitanti e Napoli e Catania 0,2 e 0,3 rispettivamente. C’è, dunque, ancora molto da fare. A partire dalle infrastrutture, le strade restano il dominio incontrastato delle automobili. Ricapitolando, nel 2020, nei 107 capoluoghi di provincia e di città metropolitana si contavano quasi 5 mila km di corsie e piste ciclabili e, come accennato, non equamente distribuiti: l’Emilia-Romagna ne conta il triplo del Sud (isole comprese).

SECONDO L’ANALISI PROPOSTA DALLE ORGANIZZAZIONI che hanno stilato il rapporto, per colmare il gap con il resto d’Europa e per consentire un robusto spostamento modale, alle città italiane occorrerebbero 16 mila km di ciclabili in più (rispetto al 2020), per un totale di 21mila km nel 2030. Un investimento di almeno 3,2 miliardi di euro nell’arco dei prossimi sette anni, pari a 500 milioni di euro all’anno, ovvero appena il 3,5% di quanto già stanziato per il comparto auto e le infrastrutture connesse, ma molto di più di quanto predisposto fino a ora.

I VANTAGGI AMBIENTALI NEL PROMUOVERE la mobilità attiva, pedonale e ciclabile, sono indubbi, anche dal punto di vista della salute. L’Italia ne beneficerebbe, rappresentando metà delle trenta città europee con la peggiore qualità d’aria. Il potenziale di cambiamento è ampio e da cogliere: il 60% degli spostamenti nel nostro Paese avvengono entro i cinque km e potrebbero quindi essere facilmente compiuti usando biciclette e cargo bike.

LE QUATTRO ORGANIZZAZIONI HANNO LANCIATO la petizione Vogliamo città ciclabili e si rivolgono al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e al nuovo Parlamento affinché integrino il Piano Generale della Mobilità Ciclistica, approvando un piano straordinario di investimenti per la ciclabilità nella prossima legge di bilancio, con uno stanziamento di 500 milioni di euro l’anno fino al 2030. Claudio Magliulo, responsabile italiano della campagna Clean Cities, commenta così: «La nostra analisi ci dice tre cose: uno, che spendiamo tante, troppe delle nostre tasse per sovvenzionare l’uso dell’automobile privata, e pochi spiccioli per dare a tutti la possibilità di muoversi in bicicletta; due, che le nostre città sono ancora molto poco ciclabili, e che vasta parte degli attuali progetti di sviluppo della ciclabilità non sono sufficienti a consentire un vero salto diqualità; tre, che per rendere le nostre città ciclabili davvero basterebbe investire poco più di tre miliardi di euro, tanto quanto stiamo spendendo ogni tre mesi per abbassare un pochino il prezzo del diesel e della benzina».

PER GIANNI SILVESTRINI, DIRETTORE SCIENTIFICO del Kyoto Club, «è necessaria una vera e propria rivoluzione culturale». Secondo Raffaele Di Marcello, consigliere di presidenza Fiab, «le indicazioni contenute nel report, se attuate, possono aiutare a colmare le carenze che il nostro Paese ha accumulato negli anni, con l’obiettivo di passare, a breve, dalle piste ciclabili a città a misura di ciclisti». Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, è categorico: «Bisogna cambiare il paradigma della mobilità nelle città, pianificando lo spazio stradale con nuove gerarchie: più spazio a pedoni, ciclisti e intermodalità e meno a spostamenti privati in auto. La bicicletta negli spostamenti brevi e medi è uno straordinario alleato: ricuce i quartieri, connette centro e periferie e rende accessibili spazi condivisi come le stazioni, le scuole, gli uffici pubblici, abbattendo emissioni, congestionamento e incidentalità stradale. Ma servono risorse certe e incentivi stabili che permettano di realizzare connessioni efficienti come insegna la bicipolitana (rete ciclabile metropolitana, ndr) che si sta diffondendo in tutta Italia».

LE ASSOCIAZINI COINVOLTE PROPONGONO, infine, la creazione di una struttura tecnica incardinata nel Mit, con budget dedicato, che coordini il Piano nazionale per la ciclabilità.

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