La belva dai bei denti tra esprit e utopia politica
René Crevel a Parigi nel 1927 ritratto da Berenice Abbott
Alias Domenica

La belva dai bei denti tra esprit e utopia politica

Surrealismo francese L’autenticità creativa per combattere l’utilitarismo della cultura; le allucinazioni di Dalí contro la perfezione apollinea dell’arte greca... Due volumetti di Medusa ripropongono i testi del surrealista «eretico», dominato dall’angoscia esistenziale
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 21 maggio 2017
«La caratteristica di René era una sorta d’eleganza del cuore. Era pudico persino nella dissolutezza». Queste parole di Marcel Jouhandeau possono contrassegnare la vicenda esistenziale e artistica di René Crevel (1900-’35), rappresentante eretico del surrealismo e della «generazione perduta» parigina degli anni venti, secondo la celebre definizione di Gertrude Stein. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a una riscoperta, da parte del mondo editoriale, di questo dandy bello come un arcangelo inviso a ogni estetismo, che voleva utopicamente conciliare il verbo surrealista alla lezione del materialismo dialettico. Sono stati proposti in italiano, dopo le storiche versioni di Il clavicembalo di Diderot e...
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