Visioni

La bellezza nasce sempre dalla condivisione

La bellezza nasce sempre dalla condivisione

Note sparse Trentasei brani in tre compact disc, il tributo a "Shahida" giocatrice della nazionale di Hockey del Pakistan annegata nel naufragio di Steccato di Cutro, insieme a un centinaio di altre persone

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 13 dicembre 2023

Trentasei brani dipanati sul percorso lungo di tre compact disc, con un certo amore per la simmetria: dodici a dischetto. Non è però né un fatto di simmetrie e posizionamenti, né di quantità e durata. Bisogna rendere merito allo sforzo complessivo, e rendere merito non è difficile, se solo si procede con elenco dei nomi coinvolti. Non potendo nominarli tutti, ne scegliamo qualcuno da ognuno dei supporti iridescenti: Jono Manson, David Riondino, Tom Chacon, Antonella Ruggiero, Michele Gazich, Flavio Insinna, Ascanio Celestini, Saba Anglana assieme a Lorenzo Manguzi, Alessandro Bergonzoni, Erica Boschiero. Si potrebbe continuare a lungo, in un parterre che riserva continue sorprese in bilico tra Italia Usa e Africa, musica senza confini, note d’autore, teatro, jazz, richiami a patrimoni folklorici.

INTENSITÀ dovuta: perché tutto questo assieme è Shahida. In arabo vuol, dire «testimone». Il nome della giocatrice della nazionale di Hockey del Pakistan annegata nel naufragio di Steccato di Cutro, assieme a un centinaio di altre persone, tra le quali trentacinque bambini. Shahida è il nome collettivo che possiamo (e dobbiamo) dare alle ragazze che per le strade di Teheran sfidano l’ottusità sanguinaria del fondamentalismo pseudo religioso, Shahida è ogni ragazza che, in un angolo della sua casa a Kabul dove deve vivere da reclusa, si ostina a leggere libri salvati dalla furia talebana. Shahida è una ragazza curda che non capisce perché certi potenti non sopportino che lei abbia un Paese e una dignità di donna da difendere. Shahida/ Tracce di libertà è un progetto curato da Andrea Parodi e P. Claudio Zonta in collaborazione con il Centro Astalli, servizio dei Gesuiti per i rifugiati, perché «La bellezza nasce dalla condivisione, e dall’incontrollabile certezza che un mondo diverso è possibile». Anche quando il mondo sembra girare al contrario.

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