La bambina e il cacciatore di amici immaginari
Cinema «The Imaginary», il nuovo film dello Studio Ponoc, nato nel 2015 come una costola dello Studio Ghibli, con la regia di Hiroyuki Momose. Animazione realizzata e colorata a mano per una storia che lavora sul potere della fantasia
Cinema «The Imaginary», il nuovo film dello Studio Ponoc, nato nel 2015 come una costola dello Studio Ghibli, con la regia di Hiroyuki Momose. Animazione realizzata e colorata a mano per una storia che lavora sul potere della fantasia
In un’annata che ha regalato agli appassionati del cinema animato giapponese il ritorno di Hayao Miyazaki con il suo ultimo lavoro, Il ragazzo e l’airone, c’è stato in realtà spazio anche per molte altre interessanti uscite. Fra queste, il nuovo film realizzato dallo Studio Ponoc, The Imaginary, che ha debuttato nelle sale dell’arcipelago il 15 dicembre. Nato praticamente da una costola dello Studio Ghibli nel 2015, quando lo studio fondato da Miyazaki era in stato di «sospensione», lo Studio Ponoc è stato fondato dal produttore Yoshiaki Nishimura ed altri animatori provenienti da esperienze anche decennali con Ghibli. Fra questi, Hiromasa Yonebayashi, animatore e regista che con lo studio fondato da Miyazaki e Isao Takahata aveva firmato lavori molto interessanti quali Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento e Quando c’era Marnie, e che era stato investito del ruolo di nuovo volto per la compagnia di Miyazaki e soci.
PROPRIO Yonebayashi aveva firmato il primo lungometraggio animato per Studio Ponoc, Mary e il fiore della strega (2017), a cui era seguito un anno più tardi Eroi modesti – Ponoc Short Films Theatre, un film antologico e affascinante esempio della ricerca da parte dello studio di un nuovo tocco ed estetica, uno modo per distanziarsi, con un certo successo, dall’estetica Ghibli.
The Imaginary è tratto dall’omonimo libro per ragazzi scritto dal britannico A. F. Harrold, illustrato da Emily Gravett ed è stato diretto da uno dei decani dell’animazione nipponica, Hiroyuki Momose. Il film racconta le vicende del giovane Rudger, un ragazzo creato dalla fantasia di Amanda, una bambina che dopo la morte del padre, vive da sola con la madre. Rudger è quindi un amico immaginario che solo la ragazzina può vedere e assieme al quale viaggia in mondi usciti dalla fantasia di Amanda.
Le cose cambiano quando un giorno un adulto baffuto di nome Bunting visita la piccola libreria della madre, accompagnato da una ragazzina dai lunghi capelli neri e dall’aspetto spettrale, anch’essa invisibile agli occhi degli adulti. Amanda si accorge che Bunting è in grado di vedere tutti gli amici immaginari e che anzi va a caccia di questi per cibarsene. In un successivo incontro con il misterioso uomo, Amanda e Rudger finiscono per venir separati e quest’ultimo si accorge che in assenza della ragazza, a poco a poco comincia a svanire. Il ragazzo immaginario viene salvato da una sorta di gatto del Cheshire che lo guida nell’unico luogo dove può sopravvivere anche senza la presenza di Amanda, la biblioteca della cittadina. Qui Rudger incontra una moltitudine di personaggi immaginari alla deriva, tutti senza più il loro creatore.
CIÒ CHE COLPISCE di questo lungometraggio, fin dalla pubblicità, i poster e vari trailer che sono stati trasmessi nel Sol Levante in questi ultimi mesi, sono lo stile delle animazioni e i colori usati. Queste rimangono, nel bene e nel male, le migliori qualità del lavoro anche dopo la visione. Il lavoro fatto da Momose e dallo Studio Ponoc in fase di animazione è infatti davvero d’impatto, specialmente sul grande schermo, e secondo quanto dichiarato dagli stessi produttori, si tratta di un’animazione realizzata e colorata per lo più a mano. Dove il lavoro lascia invece un po’ a desiderare, è nella maniera in cui si è deciso di raccontare la storia e nel modo in cui i personaggi sono presentati e si sviluppano. Non si tratta di una storia mal raccontata, ma non ci sono sorprese, né dal punto di vista della trama né da quello visivo, anche se, come detto, lo stile è affascinante. È tutto abbastanza telefonato, godibile certamente, ma manca l’incanto o la sorpresa che ad esempio il già citato Mary e il fiore della strega riusciva a trasmettere, pur non essendo un capolavoro. Forse The Imaginary è stato creato programmaticamente per un pubblico più giovane, o forse la qualità dell’opera ha risentito dei problemi produttivi che ne hanno ritardato l’uscita di circa un anno.
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