All’inizio, ci fu il rumore assordante, come un terremoto in fondo all’oceano, un suono febbrile, sconosciuto a chi, come la balenottera Mar, veniva guidata dal sibilo affettuoso e guardingo di sua madre e con lei e i fratelli trovava la «rotta». sotto le stelle o nuotando in controluce. Mai, infatti, in acqua rimanere indietro. Perdere l’orientamento è come morire.

Un giorno, sola, nell’oceano diventato improvvisamente un luogo estraneo, il piccolo cetaceo diventa suo malgrado testimone di due tragedie: i suoi amici confusi, in fuga da un boato che fa tremare i fondali, si spiaggiano. Sotto stress boccheggiano e per tre di loro non ci sarà più niente da fare: lentamente, smetteranno di respirare. Vicino alla riva del dramma, non sono gli unici in difficoltà. Ci sono anche umani, tanti. Naufraghi, pure loro senza più una rotta da seguire, dispersi in acqua. Molti già galleggiano, affogati. C’è però un bambino aggrappato a un pezzo di legno, è vivissimo e vuole continuare a esistere. Ha grandi occhi con cui fissa la balenottera che si avvicina. È questione di un incrocio di sguardi e sarà proprio Mar, l’ardimentosa cucciola di balena con una pinna difettosa, quella che arrivava sempre ultima negli spostamenti del branco, a salvarlo.

Una storia questa che nessun giornale del mondo racconterà mai, ma che Tommaso Di Francesco, autore della delicata fiaba La balenottera Mar (Round Robin Editrice, pp. 48, euro 15), nata da un tragico fatto di cronaca, assicura sia vera. Gli occhi di Mauro Biani (che l’ha disegnata con la consueta grazia un po’ liberty) e le parole del narratore lo dicono chiaramente: è andata proprio così. E a Punta Penna, in Abruzzo, dove le trivelle bucavano il mare sconvolgendo gli equilibri di un ambiente ancestrale, centinaia di balene hanno anche assediato le piattaforme petrolifere: non è stato facile venirne a capo per chi era al lavoro.

Attraverso la metafora di chi cerca casa e faticosamente cavalca onde e sfugge alle navi di cacciatori, forte dell’alfabeto di suoni famigliari contrapposti ai fragori mefistofelici di coloro inducono alla pazzia, Di Francesco – giocando con rime, onomatopee e mescolando realtà e fantasia – cuce insieme il tappeto magico della natura. E innalza la bandiera leggendaria della solidarietà fra uomini e animali, ammantandola di un’aura mitica (quella del possibile), lì dove nel nostro mondo contemporaneo si assiste invece alla rottura del patto fra esseri viventi.
La fiaba verrà presentata domani a Roma (Libreria del Viaggiatore, ore 19,30, via del Pellegrino 165, Campo de’ Fiori), dall’autore stesso e da Mauro Biani; partecipano tra gli altri Ascanio Celestini e Giuseppe Onufrio direttore di Greenpreace.