Kyle Dixon e Michael Stein, passato come eterno presente
Incontri Incontro con gli autori delle musiche della serie Stranger Things ospiti al festival Acusmatiq. «Il nuovo? È nel connubio di stili e suoni, grazie alle tecnologie»
Incontri Incontro con gli autori delle musiche della serie Stranger Things ospiti al festival Acusmatiq. «Il nuovo? È nel connubio di stili e suoni, grazie alle tecnologie»
Erano amici d’infanzia a Dallas, suonavano insieme in una band e ora ribaltano le regole delle classifiche musicali internazionali imponendo gli streaming dei brani di quasi mezzo fa secolo sulle nuove uscite: sono Kyle Dixon e Michael Stein, scovati dai produttori di Stranger Things in rete e chiamati a comporne la colonna sonora in una escalation di successo che li ha portati a vincere un Emmy. «Senza la loro musica la serie farebbe paura la metà» taglia corto una fan tredicenne. Dixon e Stein sono nelle Marche per la 17ma edizione per il festival di musica elettronica Acusmatiq. Concerti e incontri si svolgono ad Ancona, non luogo nel cuore del porto straniante quasi come Hawkins la cittadina dove le cose sovrannaturali accadono; gli organizzatori e i sintetizzatori invece vengono dalla provincia di Macerata cose terribili stanno capitando, lì come altrove. Noto solo a un pubblico di appassionati è il fatto che su quelle colline esiste un museo del Synth legato alla tradizione industriale musicale marchigiana.
È questo museo ad aver attirato Dixon e Stein nelle Marche (e la lungimeranza di Paolo Bragaglia, tra gli organizzatori del festival) per una settimana di residenziale artistica in campagna culminata con concerto sul mare dove le note sonorità da Sottosopra sono state arricchite di suggestioni nuove date dall’esecuzione sulle macchine italiane. Chini sui sintetizzatori d’antan, alle spalle le elaborazioni di computer grafica realizzate dalla video artista tedesca Teresa Baumgartner, sono apparsi solenni come antichi suonatori d’organo o i ragazzini quando giocano. I due oltre a contribuire alla fortuna dei fratelli Duffer, suonano coi Survive gruppo di elettronica e synthwave, amano l’ Italo-Disco e fanno base uno a Austin e l’altro a Hollywood
Cosa portate negli States da questa residenza?
(Stein): Entrare nelle stanze del Museo del Synth, lavorare tra quelle macchine è stato come per un bambino essere chiuso in un negozio di caramelle
(Dixon) È stato grandioso, tutti questi sintetizzatori mai visti prima, un vero divertimento. In questa settimana sono nate tre nuovi canzoni, che abbiamo messo in scaletta nel concerto per Acusmatic. Abbiamo registrato qui e forte la tentazione di portare via qualcosa … l’esperienza artistica, e umana, qui è stata oltre ogni aspettativa, abbiamo trovato amici, luoghi molto belli.
(Stein): Per Stranger Things abbiamo usato sintetizzatori americani e giapponesi; conoscevamo questa tradizione italiana ma metterci le mani è stato fantastico.
(D.): Sicuramente portiamo nuove idee, svilupperemo il lavoro fatto qui e magari finirà anche nella serie..
(S.): ..O nel repertorio del nostro gruppo. Questi sintetizzatori impongono un modo di lavorare diverso e stimolante
Grazie alle vostre rielaborazioni, hit anni Ottanta schizzano in vetta alle classifiche di ascolti stream e radio. Questi synth sono macchine del tempo?
(D): Sì, è divertente, non ho realizzato prima dello show che certi successi non fossero conosciuti, che avrebbero spopolato tra ascoltatori nuovi. Chi è che non conosce Kate Bush? Invece in effetti la serie arriva a ragazzi molto giovani.
(S.): È incredibile fare arrivare musiche, mood, stili con uno scarto di quarant’anni a generazioni che possono esserne influenzate.
A volte la sensazione è di vivere, musicalmente, un eterno presente, dove ben che vada si può citare il passato. Dove sta il nuovo , per voi, ora?
(D.): Il presente è pazzo, il futuro un po’ allarmante sì.. Il nuovo è nel connubio di stili e suoni e quando intervengono le tecnologie.. è lì che possono accadere cose inedite.
(S.): La novità è legata all’avvento di nuove culture e a volte bastano cose molto semplici, una chitarra, un piano. C’è ancora spazio per inventare, anche se non sappiamo dove andrà il futuro lo vediamo compiersi. Quello che non è familiare spaventa all’inizio, eppure c’è molto da indagare.
La paura è alla base di «Stranger Things» che ha una trama fatta d ingredienti classici: bambini scomparsi, sovrannaturale che irrompe in provincia. Atmosfere da King, Lynch, Bradbury che ancora funzionano
(D): Ho visto giusto due settimane fa Fuoco Cammina con me , grande. Sì, è una formula ancora efficace e a cui cerchiamo di contribuire spiazzando, mascherando i suoni, oscurando, nascondendoli, confondiamo le acque. Tutto serve ad amplificare sensazioni in un crescendo di tensione, ansietà, paura.
(S): Concordo, un’altra cosa che fa paura è modificare la voce umana, rendendola «sbagliata», suona spaventoso
Avete modelli nel mondo del cinema quando componete, oltre a Carpenter?
(D.): Ci sono molte cose chi ci piacciono..spesso ho in mente questo film del ’77, Sorcerer, la musica è di Tangerine Dream, la scena del soldato che trasporta uranio, la tensione di questa bomba tossica che potrebbe esplodere.
(S): I riferimenti sono numerosi, Twin Peaks di certo, ma anche l’ universo italiano, certe sue calde sonorità jazz.
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