Hanif Kureishi è sceso a Trastevere e ha incontrato solo visi pallidi a cena. L’assenza di visi neri lo indigna, ma la città tutta «triste e tragica nel suo abbandono» merita la sua disapprovazione (intervista a «L’Espresso», 4 aprile u.s.). In effetti i tanti cinesi, peruviani, filippini, indiani e qualche sperduto masai sono ben mimetizzati tra gi indigeni – ma non tra i turisti – e aggiungono alla decadenza di Roma quel tocco di esotismo che secondo tradizione le compete. Roma è una città distratta, godereccia, all’occasione violenta o cordiale; è rimasta pagana, fuori dalla modernità, e neanche si sogna...