Cosa vuoi diventare da grande Kos? Una femmina mezza morta. Comincia così il diario – registrato – del protagonista di Hotel Grande A, l’ultimo romanzo dello scrittore olandese Sjoerd Kuyper (La Nuova Frontiera, pp. 254, euro 16,50). Ma non c’è tanto da ridere, anche se il tono del racconto è piuttosto scanzonato. Quando Kos inizia la sua autobiografia, sta vivendo una delle sue giornate più sgangherate: ha tirato il calcio di rigore della vittoria per la sua squadra e in quel preciso momento il padre è crollato sugli spalti con un infarto. Però, è sopravvissuto. Anzi tutti sono sopravvissuti, altrimenti il libro non ci sarebbe stato. Il problema è che Kos e le sue tre sorelle non hanno più neanche la madre (morta di cancro) e l’attività di famiglia consiste nella gestione di un albergo: c’è da prendere in mano la situazione, prima che vada tutto a rotoli. È così che i lettori si trovano subito, dalle primissime pagine, scaraventati nel caos provocato dall’assenza dei genitori, un’emergenza che va trasformata in risorsa, prima che tutti gli ospiti dell’hotel si rompano le scatole e ripartano (cosa che in realtà faranno presto). Serve una buona dose di creatività, poca ansia e moltissimo self-control per reagire quando tutto va storto.

Il ritmo esagitato dell’incipit del romanzo viene da lontano, direttamente dalle comiche del cinema muto, infilando una serie di gag irresistibili che fanno dimenticare l’ouverture della storia con padre in bilico, prigioniero di un cuore spezzato. Kos è sicuro di agire per il meglio, si sente lanciatissimo come manager, cameriere, uomo delle pulizie, ma quando vede la faccia furibonda della sorella con in mano i panni asciutti che lui aveva messo in lavatrice, ristretti e diventati tutti assurdamente rosa, capisce che forse lei ha ragione a trattarlo da deficiente. Per fortuna a scuola, fuori dal maledetto albergo in stato di abbandono (almeno fino a che non arrivano i ragazzi di Tuvalu), c’è Isabel: solare, allegra ragazza che fa girare la testa a Kos, anche in quel periodo surreale della sua vita: solo, che pure qui, non ne imbrocca una giusta. Amore e adolescenza sono un cocktail esplosivo, si va a tentoni e spesso si manca il bersaglio, così da poter coltivare rimpianti e buoni propositi per il futuro. Lo sanno bene anche le sorelle di Kos, Briek soprattutto.È il romanzo di formazione di ogni essere umano. E Sjoerd Kuyper, partito come poeta poi convertitosi alla letteratura per ragazzi, conosce le parole chiave per entrare in sintonia con quell’età di paturnie improvvise, di trasgressioni spaventate e di incoscienza programmata. Persino l’incertezza dell’identità che attanaglia i teenagers di tutto il mondo viene affrontata con un cinematografico gioco delle parti: i travestimenti di Kos – da «calciatrice» e miss di bellezza – usati per portare a casa qualche soldo e risollevare le sorti dell’hotel. Ma a questo ci penserà lo scout dell’Aiax, un certo signor Kuyper…