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Klimt: Zeichnungen, fascino dall’economia dei mezzi

Klimt: Zeichnungen, fascino dall’economia dei mezziGustav Klimt, "Bildnis einer Dame mit Cape und Hut", 1897-’98, Vienna, Albertina Modern

A Vienna, Albertina Modern, "Gustav Klimt: Die Zeichnungen" Il museo presenta una ricca selezione di disegni del suo celebre fondo, integrata da alcuni prestiti eccezionali: Sezession in matita o matite colorate, penna, acquerello e vernice dorata...

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 12 giugno 2022
Gustav Klimt, “Weibliches Bildnis”, part., (studio per “Unkeuschheit”, Beethovenfries, Wiener Secession), 1901, Vienna, Albertina Modern

La grande popolarità di Gustav Klimt si basa principalmente sulla sensualità inebriante dei suoi studi di nudo femminile. La mostra Gustav Klimt: Die Zeichnungen, fino al 17 luglio, visualizza in modo memorabile quanto sia davvero complessa la sua progettazione. L’Albertina Museum Wien espone gran parte del suo famoso patrimonio klimtiano, composto da 170 fogli. La mostra è completata da prestiti eccezionali da collezioni austriache e internazionali, con un ricco spettro di studi di figura, disegni di opere monumentali e allegorie pittoriche.
Klimt ha creato effetti affascinanti con mezzi tecnici economici: gesso, matita o matite colorate, occasionalmente penna o acquerello e vernice dorata. Il museo è collocato nella sede di quella Associazione degli Artisti da cui Klimt uscì nel 1897 dando il via alla propria Secessione, seguito da molti colleghi di rango: la sede è in piazza San Carlo. In mostra si trovano diverse serie di studi di figura, che furono creati da Klimt in relazione a importanti dipinti o ritratti allegorici: tra cui quello di Sonja Knips e di Margarete Stonborough-Wittgenstein, sorella di Ludwig. In questi fogli è arrivato passo dopo passo all’essenza di una certa posa, movimento o stato d’animo. Ognuno di essi ha un significato autonomo, ma queste serie raramente mostrate trasmettono una visione profonda dei metodi di lavoro e dell’universo mentale ed emotivo di un artista che praticamente non ha mai parlato della sua arte.
Gustav Klimt è infatti maestro complesso, capace di svolgere tematiche stilistiche che sono parti integranti del Simbolismo, ed è uno tra i più grandi protagonisti della Secessione a Vienna. Era nato a Baumgarten, borgo della capitale asburgica, in una famiglia modesta e numerosa. Vienna è disseminata di sue opere: non solo tele nelle collezioni maggiori, a cominciare dal Castello del Belvedere, ma cicli affrescati nel Burgtheater, in sodalizio col fratello Ernst e Franz von Matsch, nel Kunsthistorisches Museum e nell’aula magna dell’Università, con allegorie delle arti e delle scienze che furono motivo di scandalo e polemiche.
La mostra è curata da numerosi specialisti del pittore (molti di essi fanno capo all’équipe del Belvedere) e raccoglie un centinaio di opere, compresi alcuni artisti a lui vicini, tra cui i suoi fratelli Ernst e Georg. Nel 1897 nacque la compagine della Secessione in rotta con l’Akademie der Kunst e Klimt ne fu uno dei leader, per i manifesti e per la collaborazione a «Ver Sacrum», rivista Jugendstil, che ne fu l’organo elegantissimo. Il gruppo organizza periodiche mostre a Vienna e in giro per l’Europa: a esse partecipano i più significativi artisti del Simbolismo e dell’Art Nouveau tra Francia, Belgio e Inghilterra. La Secessione fu un vero terremoto che ebbe il suo epicentro nella splendida nuova sede, sul Ring, progettata da Joseph Maria Olbrich.
L’ambizione di Klimt e dei suoi amici pittori e architetti fu di creare un Gesamtkunstwerk, un’opera d’arte totale, secondo il modello wagneriano, che coinvolge ogni espressione della creatività: dall’architettura alla pittura, dalla scultura alla musica, alle arti applicate, compresi i gioielli per le donne che con tanta seducente malizia Klimt disegnò. Il sodalizio con Hoffmann ebbe il suo coronamento in casa Stoclet a Bruxelles, la cui sala da pranzo è illustrata da Klimt. Tra i molti importanti fogli in mostra diversi i Nudi maschili, che testimoniano, in particolare, la sua attenzione alla tradizione. Così come taluni paesaggi (Dopo la pioggia,1898) sono segno della sua versatilità verso ogni genere.
Un posto eminente ha il Fregio di Beethoven, esposto nel 1902 per la XIV Secessione viennese e considerato una delle opere più rappresentative del movimento: lunga 24 metri, trasposizione simbolica della Nona sinfonia. Il Fregio si articola in tre tempi: l’Aspirazione alla felicità cui si contrappongono le Potenze ostili e l’Inno alla gioia ispirato a due celebri versi di Schiller. Nel primo panello con l’Impudicizia, la Voluttà e l’Intemperanza si sente l’influenza di talune scandalose incisioni di Beardsley. Un nutrito numero di disegni preparatori del Fregio è il centro della mostra.
Diversi i termini dell’opera di Klimt: da un lato ritratti di donne affascinanti come la Signora davanti al camino, ancora in clima Biedermeir. Segno di una svolta radicale è, nel 1909, Salomè, che si sviluppa tutta in altezza (178 x 46 cm), di una conturbante esibita sensualità: il volto è visto quasi di profilo, i seni turgidi, le lunghe mani contratte reggono per i capelli la testa del re a occhi chiusi, mentre nella Giuditta la testa si scorge appena in basso. Ma la novità sostanziale è l’irrompere, sulla veste e nella capigliatura, di motivi decorativi in forme geometriche dei più diversi colori. Una tessitura che domina tante opere successive. L’eroina, cara a Wilde e a Mallarmé, esprime morte e sessualità. La Salomè fu acquistata dalla Galleria Nazionale d’Arte di Ca’ Pesaro a Venezia.
Vi sono in mostra disegni di Klimt dal sapore espressionista che, per finezza di tratto, rimandano a Egon Schiele. Quanto alle tele, in Fuochi fatui il tema del sogno irrompe con forza: volti femminili sulla sinistra fluttuano in una tavolozza dalle tinte indaco e violetto. Ma Klimt, che vive con intensità le pulsioni della psicoanalisi di Sigmund Freud, è anche un maestro di nature morte, come i solari Girasoli, del 1907, e di paesaggi, come il coevo Boschi di pino in inverno. Il grande paesaggista che fu Klimt non è rappresentato in mostra ma conviene ricordarlo.
Nella sua prodigiosa produzione Klimt fu vicino con grande intensità a Kolo Moser. Gustav muore nel 1918 alla fine della disfatta dell’Impero Asburgico: nello stesso anno muoiono Otto Wagner, patriarca dell’architettura viennese, Hodler, Moser, Schiele e anche l’imperatore Francesco Giuseppe. Questa fu la Finis Austriae: politica e culturale in senso lato, vale a dire letteraria e artistica.

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