Klemperer, un interprete spiazzante
Improvvisi Da Mahler, il direttore d'orchestra assimilò l'idea che, sempre, l'interpretazione di un'opera, sia essa letteraria, figurativa o musicale, la rende contemporanea
Improvvisi Da Mahler, il direttore d'orchestra assimilò l'idea che, sempre, l'interpretazione di un'opera, sia essa letteraria, figurativa o musicale, la rende contemporanea
Non si comprende appieno la figura di musicista e di intellettuale di Otto Nosson (dizione yiddish dell’ebraico Nathan) Klemperer se non la si colloca nel suo tempo e nello spazio del suo tempo dove visse la prima parte della sua vita: era nato a Breslavia, nella Slesia allora prussiana, oggi polacca, il 14 maggio 1885. Morì a Zurigo il 6 luglio 1973, cinquant’anni fa. Figlio di una famiglia di intellettuali ebrei (il padre cantante, la madre pianista) in quel coacervo di popoli e di culture che era tutta l’Europa centrale e orientale tra Otto e Novecento, Klemperer se ne fece insieme interprete e messaggero. Aderì, ma solo per qualche decennio, al protestantesimo, per ritornare alla fede ebraica nel dopoguerra. Erano suoi contemporanei il boemo Gustav Mahler, di cui fu assistente, Bruno Walter, Arnold Schoenberg, Walter Benjamin, Elias Canetti, Erich Korngold, tutti ebrei come lui, o convertiti all’ebraismo come Alexander von Zemlinsky che aderì alla confessione della moglie, e artisti, scrittori non ebrei fra cui Thomas Mann, Robert Musil, Bertolt Brecht, con i quali venne a contatto. Suo cugino, Viktor Klemperer, era filologo romanzo e scrittore, si stabilì a Dresda e vi rimase tutta la vita; comunista convinto, fu anche senatore della Ddr. Nel 1933 Otto subì l’attacco della stampa nazista e fu costretto a emigrare: andò prima a Los Angeles, poi tornò in Europa, stabilendosi a Londra e infine a Zurigo. Diresse in Germania molte prime esecuzioni di compositori contemporanei, La città morta di Korngold, Il nano di Zemlinsky. l’Oedipus Rex di Stravinskij.
L’incontro decisivo fu con Mahler, nel 1905. Ne divenne l’assistente e nacque un’amicizia che non si spense, se non alla morte del compositore. Da Mahler, Klemperer assimilò l’idea che, sempre, l’interpretazione di un’opera, sia essa letteraria, figurativa o musicale, la rende contemporanea. Da Bach ai musicisti a lui coetanei la musica ha per Klemperer un solo linguaggio, che si struttura nella combinazione contrappuntistica delle voci e nel respiro sempre cantabile delle melodie, nell’organizzazione intellegibile dell’armonia e del ritmo. Tutti questi fattori compongono un’unica struttura: compito dell’interprete è rendere intellegibile all’ascoltatore questa combinazione. Un concerto brandeburghese, una sinfonia di Mozart o di Beethoven, un dramma di Weber o di Korngold offrono all’ascoltatore stili diversi, ma combinano gli stessi elementi. Da qui la lettura di Klemperer: precisa, infallibile delle partiture, come seguisse il farsi della musica nel laboratorio del compositore. Ma poi di suo, come fosse un lato inesplorato, c’è l’autonomia dei timbri strumentali, come se essa costruisse la singolarità delle voci contrappuntistiche. È la lezione di Mahler. Ma anche di Webern. L’orchestra non come complesso uniforme e compatto, bensì come incontro quasi casuale di strumenti diversi, o perfino di orchestre diverse. Chi oggi sostiene la necessità di una interpretazione storicamente informata della musica del passato potrebbe restare interdetto. Ma il fatto è che la comprensione del passato nasce sempre dalla cultura del tempo. Il Bach di Beethoven non è né giusto né sbagliato, è la lettura che il musicista, e la cultura del suo tempo, credono di dover dare. Tuttavia mentre Klemperer ci fa sentire Bach, Mozart, Beethoven come nostri contemporanei, la moderna storicizzazione del passato finisce per estraniarceli, per renderceli esotici, perché alla fin fine le nostre orecchie restano le orecchie di oggi. È arrivata dunque l’ora di storicizzare anche le diverse interpretazioni, senza storcere il naso se non corrispondono all’idea che oggi abbiamo del passato. Una occasione per riflettere su questo punto ci viene dalla Warner Classic, che pubblica un cofanetto di 95 cd (€ 209) del repertorio sinfonico interpretato da Klemperer. Manca il teatro. Ma si possono trovare sia il teatro sia il repertorio strumentale anche in rete, su Youtube o su Spotify. Occasione imperdibile per confrontarci con interpretazioni che sono storia dell’interpretazione.
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