La procura di Latina ha deciso di aprire un fascicolo sui veleni della Valle d’oro, la zona di coltivazione del kiwi dop adiacente la discarica di Borgo Montello. Il pubblico ministero Giuseppe Miliano – che ha già chiesto lo scorso anno il rinvio a giudizio del Cda della società Ecoambiente, gestore di uno dei due invasi, per avvelenamento delle acque – ha acquisito i dati raccolti dall’Arpa Lazio sullo stato delle falde acquifere. Nel dossier – anticipato due giorni fa dal manifesto – sono riportati i risultati del monitoraggio ambientale della zona circostante la discarica di Latina, che mostrano un quadro preoccupante anche nei terreni agricoli vicini all’invaso.
I magistrati hanno già ascoltato, come persona informata sui fatti, il responsabile della sezione di Latina dell’Arpa Lazio Dino Chiarucci, uno dei tecnici incaricati del monitoraggio delle falde acquifere nella zona di Borgo Montello. Per ora non risultano iscritti nel registro degli indagati. Secondo fonti della Procura, nelle prossime ore dovranno essere interrogati anche altri responsabili dell’Agenzia regionale per l’ambiente, per capire il tipo di monitoraggio effettuato e quanto siano definitivi i dati raccolti. La Procura dovrà poi ricostruire le fasi dell’istruttoria dell’Arpa e a chi siano stati effettivamente comunicati gli esiti delle analisi. Secondo alcune fonti i magistrati di Latina non sarebbero stati informati tempestivamente. L’obiettivo principale dell’inchiesta è stabilire se esista un pericolo imminente per la salute derivante dagli alti tassi di arsenico, piombo, ferro e manganese riscontrati nelle acque di falda in due pozzi piezometrici a pochi passi dalle coltivazioni della zona. Un lavoro di indagine che si aggiunge ad altri fascicoli già aperti sul ciclo dei rifiuti nella provincia di Latina: «Stiamo ricostruendo l’intera storia della discarica – spiegano dalla Procura -, dagli anni ’80 ad oggi». L’eventuale riscontro da parte della magistratura sulla presenza di sostanze pericolose nelle acque destinate all’agricoltura potrebbe far scattare provvedimenti urgenti, come già avvenuto in situazioni analoghe nella terra dei fuochi.
La regione Lazio intanto ha deciso di chiudersi in un silenzio irrituale. L’assessore all’ambiente Fabio Refrigeri – responsabile per il settore delle bonifiche – ha preferito non commentare la ricostruzione del  manifesto: «In questo momento non è possibile effettuare l’intervista», è stata l’unica risposta arrivata ieri dall’ufficio stampa. Silenzio assoluto anche da parte dell’assessore regionale con delega ai rifiuti Michele Civita. La regione Lazio – direzione regionale energia e rifiuti – aveva ricevuto il rapporto dell’Arpa con i dati sull’inquinamento nella zona agricola attorno alla discarica di Borgo Montello il 20 marzo 2012. Un secondo rapporto è stato poi inviato lo scorso maggio, con i risultati del monitoraggio ambientale realizzato lo scorso anno. La scorsa settimana la giunta presieduta da Nicola Zingaretti aveva dichiarato che non sarebbe stato possibile rendere pubblici i risultati delle analisi «perché incompleti». Versione poi smentita dall’Ispra – l’agenzia nazionale dipendente dal ministero dell’ambiente – coinvolta nell’attività di monitoraggio delle falde acquifere.
L’Arpa era stata chiamata in causa la scorsa settimana, quando a Latina si era sparsa la voce di nuove analisi con «risultati preoccupanti». Il commissario straordinario Corrado Carruba – interpellato dal manifesto – ha ritenuto che non era opportuno rendere pubblici i risultati delle analisi, «perché – ha spiegato – mancava ancora la valutazione finale dell’Ispra». La stessa Arpa lo scorso ottobre non aveva opposto nessun ostacolo di tipo ambientale al rinnovo delle autorizzazioni per i due impianti di trattamento di rifiuti di Borgo Montello. Una scelta simile era già avvenuta nel 2009, quando i primi dati del monitoraggio ambientale – iniziato nel 2005 – avevano evidenziato l’inquinamento delle falde acquifere. Le società che gestiscono la discarica avevano ottenuto senza grandi problemi le autorizzazioni regionali per proseguire lo sversamento dei rifiuti nella zona. E uno dei due impianti in funzione – gestito dalla milanese Indeco – continua ancora oggi a gettare in discarica rifiuti non trattati. Pratica, questa, vietata dalle norme comunitarie e nazionali, come ha ricordato il ministero dell’ambiente in una circolare dello scorso agosto. La commissione europea aveva aperto nel 2011 una procedura d’infrazione contestando questo tipo di violazione. Una pratica diffusa ancora oggi in molte discariche del Lazio.