«Penso che una giornata equivalga a un anno e che un anno possa rappresentare tutta una vita: qualunque sia la durata, il tempo ha lo stesso significato». Così parlava Kim Ki-duk nel 2006 nel finale di una lunga chiacchierata con il filmmaker Antoine Coppola, spintosi fino a Kyung Buk, al confine tra le due Coree, in quella che era sempre stata la casa del regista de L’arco e di molti altri radianti film: era la chiusa di Kim Ki-duk cinéaste de la beauté convulsive. Quindici anni più tardi quel documentario sarebbe stato scelto dalla scorsa XIX edizione del Florence Korea...