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Kim e l’agricoltura, in Corea del Nord è crisi alimentare

Kim e l’agricoltura, in Corea del Nord è crisi alimentareL'intervento di Kim Jong-un al Plenum del Partito dei lavoratori di fine dicembre – Ap

Corea del Nord I media di Stato riportano il discorso di fine anno al Plenum: accenti su economia, nessuna traccia di politica internazionale

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 2 gennaio 2022

Dieci anni fa in pochi gli davano credito. Un erede giovane e sconosciuto la cui unica forza, utilizzata dalla propaganda, era la straordinaria somiglianza con il nonno, il «presidente eterno» Kim Il-sung.

EPPURE KIM JONG-UN ha resistito ai pericoli dei regime change negli stati autoritari (secondo Anna Fifield ne Il grande successore (Blackie edizioni, 2020), si è trasformato da allora «nella figura più machiavellica del nostro tempo»), ha eliminato i suoi avversari, molti tra quelli che lo avevano aiutato a superare la prima complicata fase, e si è infine tolto la soddisfazione di vivere, nel 2018, uno dei momenti più intensi e storici delle relazioni tra Usa e Coree: prima l’incontro con il leader della Corea del Sud Moon Jae-in al confine, poi quello con Donald Trump a Singapore.

Summit simbolici, mediatici, che la pandemia ha spazzato via riportando il paese in una crisi economica che ricorda quella terribile del 1994. Così l’anno del decimo anniversario al potere, ha visto Kim prima chiedere scusa per i mancati successi economici e infine, nel suo discorso al Plenum di fine anno, ritornare sui temi più economici, lasciando in sospeso le vicende internazionali: non è aria, sembra di capire.

MEGLIO PARLARE DI AGRICOLTURA e tentativi di ripresa economica, anziché insistere con armi nucleari e missili, incapaci di trasformare la paura dei vicini in sicurezza alimentare per la popolazione. E nel suo discorso Kim sembra abbandonare per un attimo dei Donju, «i padroni dei soldi» nordcoreani, quegli imprenditori che hanno appoggiato Kim e che nel frattempo sono diventati ricchi. Sono stati loro – fino ad oggi – l’asse portante della leadership, da cui dipende o meno – probabilmente – la carriera di Kim che – dato per morto, malato, instabile – chiude un decennio di gestione del potere apparendo ancora in sella, nonostante la pandemia abbia aumentato la nebbia che confonde lo sguardo quando si osserva la Corea del nord.

Kim sembra infatti essersi rivolto più a quella parte del paese che è rimasta indietro rispetto allo sviluppo urbano perché le condizioni alimentari del paese sono in un momento molto più che critico: come hanno scritto gli analisti di Nk News, «La forte attenzione di Kim Jong-un sulle questioni agricole e sui piani di sviluppo rurale nella riunione del partito di dicembre potrebbe suggerire che i problemi di approvvigionamento alimentare stanno peggiorando in Corea del Nord. (…) Il rapporto presta maggiore attenzione all’agricoltura rispetto a tutti gli altri settori dell’economia, fatto piuttosto insolito per un discorso di fine anno, ha affermato Joshua Pollack, ricercatore presso il Middlebury Institute of International Studies di Monterey, Questa forte enfasi sull’agricoltura combinata con i molti riferimenti a gravi difficoltà suggerisce che la fame è già un problema serio».

Secondo quanto hanno riportato i media di Stato, Kim avrebbe sottolineato l’importanza di «risolvere le attuali questioni rurali per aumentare la produzione agricola del paese, rivolgendosi ai funzionari per chiedere di risolvere la questione del cibo, dei vestiti e degli alloggi per la gente».

PUR NON ESSENDOCI RIFERIMENTI diretti alla crisi alimentare, come invece accadde nel precedente discorso del presidente nord coreano, per tutti gli analisti la situazione sembra volgere al peggio. Per questi motivi, il plenum ha prodotto una nuova politica intesa ad «aprire una nuova grande era per raggiungere uno sviluppo radicale della campagna socialista di stile coreano». Secondo il Rodong Sinmun, quotidiano ufficiale del Partito dei lavoratori e riportato da Nk News, «Kim ha promesso il condono del prestito per le aziende agricole cooperative in difficoltà e nuove macchine agricole moderne» al fine di aumentare la loro produttività e una «coscienza ideologica». «Quando lo stato concede prestiti agli agricoltori, non li dà in contanti ma dà loro tutti i materiali come fertilizzanti e semi che possono essere usati per coltivare», ha detto a Nk News Kim Young-hee, laureato alla Wonsan University of Economics della Corea del Nord.

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