Kilowatt 20, viaggio al termine della notte
Teatro Da «Soffiavento» a «Eracle l’invisibile», l'edizione del festival ai tempi del Covid
Teatro Da «Soffiavento» a «Eracle l’invisibile», l'edizione del festival ai tempi del Covid
Moltiplicati gli spazi, con l’aggiunta di un modalità streaming per far fronte alla emergenza sanitaria, Kilowatt 20 regge l’urto di una programmazione tutt’altro che dimessa. Immaginato da Luca Ricci e Lucia Franchi, il festival di Sansepolcro rispolvera una sempre coerente impalcatura, rubricata in quel Viaggio al termine della notte che fa da guida a questa 18esima edizione.
La deriva celiniana trova esegeti vecchi e nuovi, nel segno di Shakespeare, portavoce principe del dissolvimento esistenziale. Roberto Latini, cui Kilowatt dedica un focus farcito di mostre, incontri, performance, ripropone l’esplosiva Hamletmaschine assemblata nei Settanta da Heiner Muller, col suo carico di tecnologia audiovisiva e ermetica fascinazione (bagliori sospiri sussurri grida) mentre un convincente Paolo Mazzarelli ricorre a Macbeth per il suo Soffiavento, interludio tragicomico di chi, ancora vittima del ruolo, non riesce a smascherare l’equivoco dell’essere e dell’apparire.
A proposito di ruoli rimastica il suo di spericolato, brillante accumulatore di voci e citazioni, Simone Perinelli alle prese con le Baccanti, da corale nomenclatura epica ridotta (causa Covid) a solitaria emersione del mito. Mito che si riaffaccia, con desolata quotidianità contemporanea, nel disfacimento di Eracle l’invisibile di Gianpiero Borgia e Fabrizio Sinisi, con un Christian di Domenico povero cristo che piomba nel delirio della sofferenza privata, deprivato di tutto, soldi, affetti, lavoro.
UNA DISCESA agli inferi che Macerata ha vissuto in proprio nel 2018 (l’omicidio di Pamela Mastropietro, l’attentato razzista di Luca Traini), scenicamente riletta come cabaret espressionista e cronaca visionaria da Andrea Fazzini e Meri Bracalente, macabra didascalia di una escalation disturbante filtrata dai Negri di Genet.
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