Kiev taglia il gas all’est, tank Usa sfilano in Estonia
Ucraina La tregua, regge per la prima volta: 24 ore senza vittime nel Donbass. Merkel: «Non escludiamo nuove sanzioni a Mosca»
Ucraina La tregua, regge per la prima volta: 24 ore senza vittime nel Donbass. Merkel: «Non escludiamo nuove sanzioni a Mosca»
Per la prima volta da quando è stata sancita la tregua armata a Minsk, sono trascorse 24 ore senza vittime. Come ammesso anche dallo stato maggiore dell’esercito di Kiev, i ribelli avrebbero rispettato gli accordi. I militari della capitale, però, non chiariscono se a questo punto faranno lo stesso anche loro, ritirando le proprie artiglierie pesanti dal fronte, come richiesto da tutte le parti a Minsk. Il dato positivo viene incassato sul campo, ma non ha certo determinato una calma totale a livello diplomatico. Ieri Putin è intervenuto in modo molto duro contro il governo del presidente Poroshenko.
I problemi sono due, secondo Mosca. Il primo è che sta scadendo il termine per il gas prepagato da Kiev. Se l’Ucraina non paga Gazprom spegnerà i rubinetti. Questa scelta significherebbe problemi anche per l’Europa, come precisato da Putin: «La sospensione delle forniture di gas all’Ucraina anticipata da Mosca entro i prossimi giorni potrebbe creare alcune difficoltà per i clienti europei», ha dichiarato, auspicando che non si arrivi «alle misure estreme». Tutto però dipende «dalla disciplina finanziaria di Kiev», ha aggiunto il presidente russo precisando che le esportazioni alle regioni di Donetsk e Luhansk avvengono «nel quadro del contratto» sottoscritto da Russia e Ucraina.
«Se l’Ucraina non effettuerà i pagamenti anticipati, Gazprom sospenderà le forniture secondo quanto previsto dal contratto», ha aggiunto. L’amministratore delegato di Gazprom, Aleksei Miller, ha confermato in una lettera all’ucraina Naftogaz che sono rimasti solo tre giorni di forniture di gas prepagato. Dopo, senza prepagamenti, niente gas.
Il secondo elemento di fastidio di Putin è arrivato alla notizia del taglio delle forniture di gas, che Kiev avrebbe deciso riguardo le regioni orientali. In questo caso Putin ha detto che questa decisione puzzerebbe «un po’ di genocidio». Il presidente russo è in una posizione di vantaggio in questo modo: ha ottenuto una tregua alle sue condizioni, ha finalmente una ragionevole certezza che il Donbass possa costituire quel cuscinetto necessario a tenere distante un’eventuale Ucraina nella Nato.
Ma in questo clima, non mancano le provocazioni. Un primo gesto poco conciliante è giunto internamente, ed è stato ripreso con grande enfasi dalla stampa americana. Un quotidiano russo ha pubblicato documenti, forniti da una fonte, su piani di occupazione del Cremlino in Crimea, precedenti alla sconfitta di Yanukovich. Non si tratterebbe certo di una sorpresa, scoprire oggi le mire russe sulla Crimea, ri-presa da Mosca dopo la Majdan e un referendum. Del resto non sorprendono le preparazioni di piani militari da poter utilizzare in casi particolari; la seconda provocazione è arrivata due giorni fa dagli Usa, i cui tank hanno sfilato a Narva, una cittadina estone proprio sul confine con la Russia. La presenza statunitense celebrava la giornata dell’indipendenza dell’Estonia.
Infine, ieri sulla generale situazione ucraina si è espressa anche Angela Merkel: «I recenti accordi di Minsk-2 – ha detto – rappresentano un bagliore di speranza e ora dobbiamo fare di tutto per concretizzare questa tenue speranza». Nella conferenza stampa seguita all’incontro, a Berlino, con il premier svedese Stefan Loefevn, Merkel ha specificato che «l’Europa deve parlare a una voce per riempire le condizioni che abbiamo contrattato», ma ha avvisato che l’ipotesi di nuove sanzioni alla Russia, non è del tutto tramontata, se Mosca non dovesse cooperare alla riuscita della tregua.
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