Europa

Kiev «invita» alla pace e bombarda il Donbass

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Ucraina/Russia Blocco economico delle regioni ribelli e guerra totale. Questa volta alle parole del presidente ucraino Poroshenko sono seguiti i fatti

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 19 novembre 2014

Blocco economico totale del Donbass e guerra totale. Questa volta alle parole del Presidente ucraino Pëtr Poroshenko sono seguiti i fatti; segno di un mutamento nei rapporti di forza a Kiev, che non fa certo sperare per il meglio. Un civile morto nella città di Enakievo in seguito ai bombardamenti; decine di feriti a Donetsk. Secondo RIA Novosti, la parte governativa ha violato il cessate il fuoco 10 volte nelle ultime 24 ore; 13mila tra case, scuole e ospedali senza gas, luce e acqua. Interrotti trasporti pubblici e collegamenti ferroviari; uffici pubblici evacuati. A Debaltsevo riserve di carbone per un paio di giorni. Si torna a parlare di bombe a grappolo e al fosforo su centri popolati del Donbass da parte di Kiev, come già denunciato da Human Rights Watch. Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, incontratosi col Presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, ha detto che è necessario riattivare il processo di pace secondo il formato degli accordi di Minsk, che «sono l’unica forma appoggiata da tutti: le due parti ucraine, Russia, Bielorussia, Ue e USA»; concetto ribadito anche nel corso dei colloqui con l’omologo tedesco Steinmeier.

Il capo della diplomazia russa ritiene che però Kiev abbia intrapreso la strada del soffocamento sociale ed economico del sudest del paese; Mosca teme una recrudescenza degli attacchi governativi nel Donbass, ma conta sul fatto che l’Occidente non consenta tale scenario. Sempre ieri il replicante premier ucraino Arsenij Jatsenjuk, accusando la Russia della non osservanza degli accordi di Minsk, ha invitato Mosca a partecipare a colloqui su formato ginevrino con Ucraina, Usa e Ue. L’invito sottende l’accusa a Mosca di essere alla base di quella che Jatsenjuk definisce una «guerra contro l’Ucraina» e non un conflitto scatenato da un potere centrale contro una parte della propria popolazione. La risposta di Mosca è giunta dal vice Ministro degli Esteri Grigorij Karasin: Kiev deve avviare il dialogo con il sudest del paese e non inventare formati diversi per le trattative; «la Russia è pronta a tutti i colloqui, ma con la partecipazione dei rappresentanti del sudest dell’Ucraina».

Rivolto all’Europa, Lavrov ha detto che la Russia non cerca il conflitto con l’Ue e spera che nei rapporti reciproci non si sia raggiunto il «punto di non ritorno». Nei confronti degli Stati Uniti, Vladimir Putin ha detto che vogliono sottomettere la Russia, ma nessuno ci riuscirà mai. Il discorso di Putin era rivolto anche alle manovre Nato «Trident Juncture» condotte nel Baltico dal 9 al 17 novembre e conclusesi ieri con una sfilata di truppe corazzate americane a Riga (nella foto reuters). Nell’intervista concessa nei giorni scorsi alla tedesca ARD, Putin aveva detto che «a differenza di Stati Uniti e Nato, la Russia non ha dislocato basi militari in tutto il mondo. Dal 2001, la Nato si è allargata due volte, si è avvicina sempre più ai confini russi, con grave preoccupazione di Mosca».

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