Kamut, il «grano del faraone» che non la racconta giusta
Siete stati anche voi conquistati dal «grano del faraone», il Kamut? L’avrete sicuramente pagato circa tre volte quello che costano semole, pasta e prodotti da forno confezionati con un eccellente […]
Siete stati anche voi conquistati dal «grano del faraone», il Kamut? L’avrete sicuramente pagato circa tre volte quello che costano semole, pasta e prodotti da forno confezionati con un eccellente […]
Siete stati anche voi conquistati dal «grano del faraone», il Kamut? L’avrete sicuramente pagato circa tre volte quello che costano semole, pasta e prodotti da forno confezionati con un eccellente grano duro italiano. Qualche volta ci sono cascato anch’io e l’esperienza non deve essere stata entusiasmante visto che non ne ho serbato particolari ricordi.
Kamut non è il nome di un pregiato frumento dalle improbabili millenarie ascendenze egizie e faraoniche o addirittura portato sull’arca da Noè come una abile campagna pubblicitaria, fra il detto e il non detto, suggerisce da decenni. Kamut è semplicemente la denominazione commerciale che la società Kamut International ha appioppato ad una varietà di frumento (la Khorasan, nome scientifico Triticum turgidum ssp. Durum o Turanicum) coltivata specialmente nelle praterie dell’America settentrionale e venduta con questo nome in regime di monopolio in tutto il mondo.
In realtà, chiunque può coltivare e vendere questo tipo di frumento, ma non utilizzando la denominazione Kamut. Sembra che l’Italia sia il primo paese consumatore al mondo di Kamut. Il prezzo elevato del Kamut è dovuto ai costi di trasporto, ai diritti del marchio e alla pubblicità, che ne decanta particolarissimi benefici per la salute. A questo proposito, vale la pena di citare uno studio effettuato da ricercatori dell’Università di Bologna (Food Research International, Volume 88, Part B, October 2016, Pages 256-262) che ha dimostrato che gli effetti antinfiammatori e antiossidanti dei cereali integrali sono più evidenti nelle varietà di Khorasan (soprattutto se coltivate in Nord America) rispetto al nostro grano duro. Uno studio che tuttavia è stato effettuato su cellule isolate di fegato e la cui riproducibilità clinica (su soggetti umani viventi) è ancora da dimostrare.
Forse non tutti sanno che una varietà di grano Khorasan chiamata Saragolla si coltiva anche in Italia tra Basilicata, Campania, Molise e Abruzzo e rappresenta una validissima alternativa a quello marchiato Kamut. Il Saragolla è l’antenato italico dei moderni grani duri. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (issalute.it) questo grano ha buone proprietà nutrizionali: un elevato contenuto di proteine (quasi il 15%) e di sostanze protettive come beta-carotene e selenio.
È bene precisare che Kamut e Saragolla contengono glutine e non sono quindi adatti ai celiaci.
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