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Kaija Saariaho, natura della compositrice elettronica

Kaija Saariaho, natura della compositrice elettronicaKaija Saariaho

Musica L'artista finlandese è morta a 71 anni. La sua ricerca su spazio e tempo all’Ircam, la fusione tra musica di sintesi e strumenti tradizionali, l’opera «L’amour de loin» e il successo

Pubblicato più di un anno faEdizione del 6 giugno 2023

Quando nel 2000 al Festival di Salisburgo e poi a Parigi andò in scena L’amour de loin della compositrice finlandese Kaija Saariaho, con l’allestimento di Peter Sellars, per molti fu un vera rivelazione. Saariaho era in attività da circa vent’anni, apprezzata come compositrice di musica da camera e per orchestra dalle sonorità variegate e misteriose, intrecciate all’elettronica: il successo della prima opera però cambiò il corso della sua parabola artistica rendendola internazionalmente celebre.

UNA CONSIDERAZIONE particolarmente dolorosa data la sua prematura scomparsa a Parigi venerdì 2 giugno, a seguito di un tumore cerebrale. Kaija Anneli Saariaho era nata a Helsinki il 14 ottobre del 1952 in una famiglia lontana dal mondo musicale. Aveva mostrato un interesse spiccato per la musica studiando violino e pianoforte. L’ascolto della natura e della radio si mescolavano alle immagini musicali materializzate nella sua mente già in età infantile: ha raccontato spesso come chiedesse alla madre di girare il cuscino del letto per «spegnere la musica» che sentiva irradiarsi dentro di sé. Inizia a comporre precocemente ma alla Sibelius Academy si confronta con un universo di prescrizioni rigide e poco stimolanti, in cui per le donne c’è poco spazio. Un primo scarto: fonda con alcuni studenti il gruppo Korvat Auki (Orecchie aperte), che propone concerti e happening in ospedali, biblioteche, luoghi insoliti. Fra loro c’è anche il direttore e compositore Esa-Pekka Salonen, che insieme a Magnus Lindberg diventerà interprete della sua musica. L’ascolto del mondo naturale è sempre stato il nutrimento creativo di Saariaho: multiformi colori e vibrazioni che attraversano con sfumature diverse le composizioni. La sua ricerca si è sviluppata con un processo lento, minuzioso ma guidato da una volontà incrollabile.

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Da Helsinki passa a Freiburg e poi a Darmstadt ma è l’incontro della musica spettrale di Grisey e Murail a avvicinarla a una nuova dimensione del suono. È infatti all’Ircam di Parigi che la creatività di Saariaho trova nell’elettronica il più fertile territorio di espansione, coniugando le nascenti esperienze sulla musica di sintesi e del live-electronics con una ricerca personale sull’elaborazione sonora nel tempo e nello spazio. Sviluppa un linguaggio musicale riconoscibile in cui l’elemento elettronico e la strumentazione tradizionale tendono a fondersi in un flusso di rifrazioni organiche, intense e affascinanti. Nascono così i primi lavori, Verblendungen (1984), Lichtbogen (1986) Nymphéa (1987) che si aggiungono ai molti brani per flauto e per violoncello, due strumenti che garantiscono a Saariaho un terreno di sperimentazione vicino alla voce umana. Nel frattempo ha sposato il compositore Jean-Baptiste Barrière, che collaborerà costantemente con lei nella ricerca sull’elettronica. L’ascolto del Saint François d’Assise di Messiaen nel 1992 la motiva a scrivere un’opera. Nove anni dopo nasce L’amour de loin, su libretto di Amin Maalouf basato sul poema trobadorico di Jaufré Rudel, che aveva già ispirato altre due composizioni, Lohn e Oltra Mar. Il successo travolgente dell’opera, propiziato dall’intuizione di Gerard Mortier, schiude le porte del successo a Saariaho.

MENTRE l’opera d’esordio prosegue il suo trionfo, approdando nel 2016 al Met di New York, Saariaho firma pagine sinfoniche, concerti e cicli vocali importanti come Orion (2002), Lanterna Magica (2008), Notes on Light ( 2006) True fire (2014) e alcuni lavori teatrali di notevole intensità drammatica e fascino musicale: Adriana Mater (2005), sul tema della guerra, ancora su libretto di Maalouf, l’oratorio La Passion de Simone, ispirato a Simone Weil, Emilie (2008), monodramma modellato sulla voce di Karita Mattila. Il suo ultimo capolavoro, frutto di una creatività emozionante per varietà, dominio di mezzi e intensità drammatica, è Innocence, nato a Aix en Provence nel 2021. Racconto a più voci di un evento traumatico violento sotto diverse prospettive temporali e in diverse lingue, è stato rappresentato a Helsinki e Londra e è previsto a ottobre a Amsterdam e fra due stagioni a New York.

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