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Juneteenth, il giorno della libertà e il rally di Trump

Juneteenth, il giorno della libertà e il rally di Trump

Ai confini della realtà La festa commemora l’anniversario della liberazione degli ultimi schiavi in Texas, il 19 giugno 1865

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 20 giugno 2020

Mentre a partire da giovedì sera, a Tulsa – sede del massacro del 1921, in cui una folla di suprematisti bianchi mise a ferro e fuoco un quartiere della borghesia afroamericana, uccidendo 300 persone – scatta un coprifuoco inteso a prevenire la violenza che potrebbe scatenarsi in occasione del primo rally di Donald Trump da mesi a questa parte, l’America celebra Juneteenth – con marce in decine di città, festival o concerti online, e maree di tweet, da quello di Michelle Obama a quello di Melania Trump.

Il suo nome deriva da una contrazione tra June, il mese, e la data (nineteenth): la festa commemora l’anniversario della liberazione degli ultimi schiavi in Texas, il 19 giugno 1865. Nonostante il Proclama dell’emancipazione firmato da Lincoln più di due anni prima avesse ufficialmente sancito la liberazione degli schiavi negli stati del Sud, la schiavitù continuava ad essere praticata in alcune zone del paese dove le truppe dell’Unione non avevano ancora prevalso su quelle confederate, come appunto il Texas,

A partire da quello stato, nel corso dei decenni, Juneteenth è diventato per molti un sinonimo della fine dello schiavismo, una data ricordata come Freedom Day o Emancipation Day e che, dopo le megamanifestazioni che hanno seguito l’omicidio di George Floyd ha acquisito un plusvalore simbolico enorme – precipitosamente «adottata» come «giorno di vacanza» anche negli uffici di alcune corporation, tra cui Twitter, la banca Capital One Square e il «New York Times». Gli stati di New York e delle Virginia hanno dato il giorno libero ai loro impiegati e, dall’anno prossimo, il sindaco Bill de Blasio ha annunciato che Juneteenth diventerà una festa ufficiale della città, che prevede la chiusura delle scuole. Il Congresso aveva tentato in passato di farne una festa nazionale, senza successo. Una nuova proposta di legge con quell’obbiettivo è appena stata introdotta da un senatore repubblicano del Texas, John Cornyn. Cory Booker, Kamala Harris e i colleghi democratici Tina Smith e Ed Markey hanno già dato la loro adesione.

Avrà sicuramente avuto un intento simbolico anche la scelta della campagna Trump di indire il suo rally proprio il 19 giugno (un modo di attrarre l’elettorato afroamericano che gli sfugge, o per provocazione?), e a Tulsa. Certo, l’effetto è stato un boomerang al quadrato; e, nonostante sia rimasto nella città del massacro, l’evento trumpista è stato posticipato di ventiquattr’ore «per rispetto» nei confronti della festa. Nei suoi 155 anni di esistenza il Freedom Day si è fatto lentamente strada anche nella cultura popolare, con episodi dedicati in serie televisive come Black-ish (2017) e Atlanta (un episodio del 2016 che satirizza la dimensione commerciale della festa, in cui Donald Glover viene invitato al Juneteenth party molto sopra le righe di una coppia di razza mista).

E Mrs. Juneteenth è infatti il titolo una commedia uscita su numerose piattaforme streaming proprio ieri, dopo essere passata a Sundance il gennaio scorso. Diretta da Channing Godfrey Peoples è la storia di una mamma texana che vuole che sua figlia si iscriva al concorso scolastico che lei aveva vinto da ragazza, e che le aveva garantito una borsa di studio per frequentare uno storico black college. Kai, la quindicenne in questione, ha però in testa altri progetti. Si tratta di un quadretto famigliare indie che sembra aver poco a che vedere con l’atmosfera dilaniata e accesa di questi giorni.

giuliadagnolovallan@gmail.com

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