Difficile non leggere un album del genere come un romanzo di formazione per riconciliarsi con il proprio passato. Basta uno sguardo alla copertina. Julian ritratto in bianco e nero a dieci anni, confuso più che felice, nei giorni in cui riabbraccia suo padre grazie alla ragazza dietro la fotocamera, May Pang, compagna del celebre lost weekend lennoniano. Cinque anni prima, dopo la separazione dei suoi, aveva ricevuto le cure di un Paul McCartney pronto a dedicargli affetto e versi: «Hey Jules, don’t make it bad». È sua, la calligrafia del titolo. «È la fine di un capitolo della mia vita,...