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Jugoslavian extravaganza, le vie socialiste di Frank Zappa

Jugoslavian extravaganza, le vie socialiste di Frank ZappaFrank Zappa

Musica In un doppio album due storici concerti del 1975 a Zagabria e a Lubiana

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 4 novembre 2022

C’era una volta la Jugoslavia. Una guerra fraticida velenosa come tutte le guerre ha fatto riaffiorare lo spirito maligno dei nazionalismi l’un contro l’altro armato. Chi volesse averne un bel ritratto che non fa sconti a nessuno, ma neppure coltiva l’isterico antisocialismo d’ora può leggersi lo splendido romanzo «doppio» di Aleksandar Hemon, I miei genitori / Tutto questo non ti appartiene. C’era una volta Frank Zappa, professione musicista geniale, dispotico e dolcissimo al tempo stesso. Scomparso dieci anni prima che la Jugolsavia collassasse. Chi volesse leggere l’ultima cosa pubblicata sul suo conto può recuperarsi un bel testo appena uscito di Sergio Michelangelo Albonico e Stefano Milioni, Frank Zappa il padrino del rock. C’è stata una volta, e una sola, in cui le piste asimmetriche e sempre sorprendenti dell’imprevedibile musica di Frank Zappa hanno incrociato le vie socialiste della Jugoslavia. È successo nel 1975. Lasciando un ricordo indelebile nel cuore di chi c’era, a Zagabria, oggi capitale della Croazia, e a Lubiana, oggi capitale della Slovenia. Allora «solo» città importanti della grande Jugosalvia.

ESCE IN QUESTI GIORNI Zappa ’75: Zagreb / Ljubljana, doppio cd (Zappa Records) con ventisette brani che incrociano il meglio dei due concerti, rendendo pubbliche per la prima volta le registrazioni che Zappa, sempre attento archivista di se stesso, volle fare del suo breve tour in Jugoslavia. Un una tantum che non avrebbe avuto repliche, e che, testimonia un momento di strepitoso fulgore per Zappa con le sue ultime Mothers. Il baffuto maestro di Baltimora quell’anno aveva fatto uscire il notevole One Size Fits All, aveva portato a termine un impegnativo tour con l’amico / rivale /alter ego Captain Beefheart, immortalato nel sorridente e burrascoso Bongo Fury, e aveva trovato pure il tempo di lavorare a un disco di performance orchestrali. Il 21 e il 22 novembre del 1975 Frank Zappa riesce anche ad incastrare due date nel Paese ancora unito affacciato sulle nostre coste, partenza da e ritorno bruciante a Ann Arbor, Michigan. Ci teneva, tant’è che quelle due date ebbero anche una nome ufficiale: «The Mothers of Invention Jugoslavian Extravaganza».

I nastri di quei due concerti esplosivi e ottimamente registrati giacevano nei leggedari «vaults» zappiani: ci hanno messo mano per la produzione il figlio Ahmet Zappa e l’archivista principe Joe Travers

Nelle terre allora ancora sotto il controllo del Maresciallo Tito Zappa si portò una band piuttosto ristretta nei numeri, a confronto con altre occasioni davvero più «orchestrali», ma di splendida affidabilità: Andre Lewis alle tastiere, Napoleon Murphy Brock al sax tenore e cantante principale, Roy Estrada al basso, il metronomo umano Terry Bozzio alla batteria, e, presenza femminile fortemente voluta, la grande Norma Bell al sax contralto e alla voce, una sola stagione accanto al Maestro. I nastri di quei due concerti esplosivi e ottimamente registrati giacevano nei leggedari «vaults» zappiani: ci hanno messo mano per la produzione il figlio Ahmet Zappa e l’archivista principe Joe Travers. Note di copertina dello stesso Travers, a colloquio peraltro con l’ingegnere del suono che fissò le strepitose «scalette»dei concerti jugoslavi, Davy Moire. Ad oggi, esisteva una sola, scarnissima testimonianza delle date jugoslave accolte trionfalmente da migliaia di fan: una versione di Black Napkins apparsa su FZ Plays the music of FZ, un buffo e oggi raro disco tributo in cd che in copertina riportava baffi e «mosca»in pelouche del bizzarro e inflessibile compositore. I concerti in Jugoslavia futono importanti per Zappa, perché, come al solito,

IL MAESTRO di Baltimora gettò il cuore oltre l’ostacolo: recupero su misura per il pubblico dell’Est dalla sua archeologia sonora più dadaista, e quindi tracce da Freak Out! Del ’66, ed dal ’68 di We’re Only in It For The money, un bell’affondo da Apostrophe e Over Nite Sensations del ’73 e ’74, successi quasi rock per Zappa. E poi tanto coraggio: Chunga’s Revenge e Zoot Allures usate come base per jam libere e sperimentali, e versioni embrionali mai tentate per brani che sarebbero usciti anni dopo su dischi ancora nella mente degli dei: la citata Black Napkins, Filthty Habits, Five-Five-Five, Wind Up Workin’ In A Gas Station. Un pezzo del suo breve futuro, possiamo dire ora, iniziò in Jugoslavia.

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