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Jonas Mekas che ci portò il nuovo

Jonas Mekas che ci portò il nuovoJonas Mekas

Testimonianza In ricordo di "certi sprazzi" d'epoca: incontri, eventi, intrecci e riprese

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 2 febbraio 2019
  • – Nous apprenons le décès de Jonas Mekas. Les images de ses derniers passages à Paris restent gravés dans ma mémoire. Esprit libre, travailleur infatigable, poète, cinéaste, il a façonné l’histoire du cinéma expérimental et laisse une empreinte profonde, singulière et indélébile dans l’histoire de l’art du 20ème siècle. Bon voyage, cher Jonas. – Così annuncia per “Paris Expérimental” Christian Lebrat. – Jonas passed away early this morning, peacefully at home. He was 96 and still very active. He already prepared two books to be released this spring. There will be a Buddhist ceremony in the near future. – Così Pip Chodorov “Revoir Vidéo” da Parigi.
  • Io Jonas l’ho filmato l’ultima voltaproprio a Parigi il 6 aprile 2016. Era col figlio Sebastian per il concerto dei Velvet Underground chesuonavano alla Philharmonie nel parco della Villette, si celebravano i 50 anni del disco (in copertina la banana di Warhol), Nico coi Velvet, di cui rimane solo John Cale. Jonas ha lavorato con Nico e Warhol. Lui il giorno dopo firmava le copie del suo ultimo libro fuori di una libreria e io l’ho filmato lì che al microfono parla ai giovani che lo circondano (sì, in prima fila soprattutto giovani che facevano domande). A un certo punto indica me e dice di quando era venuto a Casalborgone e aveva mangiato dell’ottimo formaggio, ma in auto aveva avuto paura per la mia guida. Aggiunge anche che non è facile vedere il mio cinema perchè è indipendente. Perciò ho messo il pezzo in apertura di “Libera vita” mio film inedito. Quella sera a Parigi fummo a cena insieme. Quando ho saputo di lui, ho sentito subito il bisogno di scriverne ma non sapevo che avrei aperto in me una voragine. Un’altra volta, lui e Sebastian e un assitente furono qui a Torino 2007. Era da poco nato

    Tommi, il terzo dei nostri nipoti Momo, che Giuli portava in giro sul passeggino e lui le disse che doveva tenerlo in braccio. Sarebbero poi andati in Umbria perchè Sebastian voleva fare un percorso a piedi. A casa di Alberto e Giuli fecero anche un concerto con gli strumenti che vi trovarono e Jonas filmava, lui filmava sempre. Fu allora che gustò i formaggi alla nostra tavola a Casalborgone, così come anni prima tra 1991 e 1995 anche a Casalborgone era passato Steve Dwoskin. Eravamo amici dal 1967 quando io e Paolo Menzio lavoravamo al “Mostro Verde”. Era venuto qui a Torino all’Unione Culturale di Fadini in primavera, portatore del nuovo, e perciò accolto bene anche nelle proiezioni alla Galleria d’Arte Moderna, perchè allora si era alla ricerca del nuovo. Io fui impressionato da Brackhage e lo straordinario “The art of vision” e da Markopoulos oltre che dai film di Jonas. Però all’Unione Culturale già qualche anno prima era passato Taylor Mead, attore (Warhol, Ken Jacobs, Ron Rice) e film-maker (filmava con la sua 16 fotogramma per fotogramma).

    Lui ci portò “Queen of Sheba meets the Atom Man” (la regina di Saba incontra l’uomo atomo) di Ron Rice, 1963, dove era attore con, tra gli altri, Jack Smith (“Flaming Creatures”). Divenne nostro amico. Impazzì per Pia Epremian De Silvestris e i suoi film (diceva che Torino era più viva di N.Y.). Erano anni folli in cui si sperimentava non solo il cinema ma anche proprio la vita. Per il cinema ho imparato allora che lo si può fare anche solo con una camera (non c’era ancora il video), cioè senza produzioni e senza apparati tecnici. Per la vita si credette di poterla riinventare ogni volta. Gregory Markopulos, Steve Dwoskin e gli attori del Living si sentivano più liberi in Europa, perciò vennero a vivere qui. Erano anni di viaggi e di scambi. Alfredo Leonardi e Silvana vissero un anno a N.Y. e ci avrebbero lasciato il loro alloggio. Alfredo disse che io avrei potuto mantenermi come aveva fatto lui, andando a mostrare i miei film nelle università e altrove (c’era Jonas), Mariella (insegnante come me) avrebbe potuto fare la collaboratrice domestica. Silvana ci disse che

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