Europa

Johnson da von der Leyen, una tavola imbandita per salvare capra e cavoli

Johnson da von der Leyen, una tavola imbandita per salvare capra e cavoli

Brexit o non Brexit Il premier Uk per scongiurare un no deal. Ue con le posizioni di Merkel e Macron

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 10 dicembre 2020

Stamattina sapremo se a tavola s’invecchia. Di sicuro ne saprà qualcosa Boris Johnson, volato ieri in tutta fretta alla volta di Bruxelles per il pranzo (così chiamerebbe la cena l’aristocratico «de Pfeffel» Johnson) di lavoro con la presidente della Commissione europea von der Leyen, a rappresentare gli altri ventisette divorziati da Albione.

L’ultimo tentativo di salvare capra e cavoli Brexit e formalizzare lo stramaledetto accordo di libero scambio con l’Ue a soli ventuno giorni rimasti dallo scadere del periodo di transizione. Mentre scriviamo, Johnson è ancora a tavola con von der Leyen, ma questa è imbandita in bilico sulla voragine del mancato accordo. «I nostri amici dell’Ue insistono per avere – laddove promulgassero una nuova legge in futuro che questo paese non rispetti o segua – il diritto automatico di punirci e ritorcere» aveva detto Johnson poco prima di partire all’aula brulla e decimata dal virus a proposito di uno dei tre grossi contenziosi permanenti, quello delle sanzioni giuridiche da comminarsi in caso di trasgressione del succitato accordo.

I due leader hanno discusso questo e l’altro grosso nodo, quello delle quote del pescato nelle acque territoriali britanniche, che Bruxelles vorrebbe mantenere aperto alle flotte di pescherecci olandesi, belghe e soprattutto francesi. Anche qui la posizione britannica non è esattamente equivoca: «Stanno dicendo che il Regno Unito dovrebbe essere l’unico paese al mondo a non avere controllo sovrano delle proprie zone di pesca. Non credo siano termini accettabili per alcun primo ministro di questo paese» aveva tuonato il premier.

D’altro canto, von der Leyen doveva farsi latrice delle istanze dure della Germania di Angela Merkel, che ha ribadito quanto il mercato unico europeo non possa tollerare deroghe, e soprattutto di Emmanuel Macron, le cui prove tecniche di gaullismo – ha minacciato di porre il veto all’accordo qualora ledesse gli interessi francesi – hanno quasi raggiunto la perfezione dell’originale. È stato un ultimo incontro dove giocare la fittizia antitesi fra ideologia e pragmatismo. Se si addiverrà a un accordo i negoziati potranno continuare.

Altrimenti, sarà stata l’ultima cena. Anzi, l’ultimo pranzo.

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