Nella vicenda del blocco delle esportazioni di vaccino Astrazeneca il governo Draghi è riuscito nella non facile impresa di essere bacchettato per mancanza di solidarietà e di visione globale da un euroscettico e iper liberista come Boris Johnson.
Il primo uso del nuovo regolamento europeo con cui l’Italia ha bloccato 250mila dosi di vaccino Astrazeneca infialato alla Catalent di Anagni e destinate all’Australia ha creato un vero putiferio diplomatico. A parte le giustificate rimostranze australiane, a far notizia sono le parole del governo inglese. «La ripresa dal Covid dipende dalla cooperazione internazionale, e porre in atto restrizioni mette a rischio la battaglia globale dei vaccini», ha detto un portavoce di Boris Johnson, citato dai media britannici all’indomani della decisione italiana di bloccare l’export di dosi verso l’Australia. Downing Street non ha citato il governo italiano, ma ha ricordato come Johnson abbia avuto rassicurazioni da Ursula «von der Leyen sulla la volontà Ue di non limitare le esportazioni» delle case farmaceutiche, limitandosi a «controllarne la trasparenza. Ci aspettiamo che questi impegni siano rispettati».
Gli inglesi nel frattempo gongolano. L’effetto vaccini – due quinti della popolazione adulta già vaccinata – ha portato ai valori più bassi di contagi, di ospedalizzazioni e di morti da settembre. Dopo tre mesi di lockdown durissimo da lunedì inizierà la riapertura che a tappe porterà alla quasi normalità fra maggio e giugno: stadi aperti e concerti possibili.
La strategia da sovranismo vaccinale di Draghi non è comunque isolata in Europa. «Potremmo fare lo stesso», ha detto Olivier Veran, ministro della Salute francese.
E di vaccini hanno parlato anche il minisro degli Esteri Luigi Di Maio e l’omologo francese Jean-Yves Le Drian, oggi alla Farnesina. “E’ giusto che i Paesi membri dell’Unione europea blocchino le esportazioni dei vaccini ai Paesi non vulnerabili”, finché “ci saranno ritardi nella fornitura dei sieri da parte delle multinazionali”, ha detto Di Maio. “Più che mai questa sfida richiede una solidarietà europea”, ha aggiunto il ministro degli Esteri francese.
Più differenziata la posizione tedesca: Jens Spahn, ministro della Salute, spiega che «con una misura del genere, a breve termine c’è una vittoria, ma dobbiamo stare attenti che non ci crei problemi nel medio termine interrompendo le catene di approvvigionamento dei vaccini e tutto il resto». La Germania non produce vaccini, «quindi non abbiamo avuto, ad oggi, motivo di non approvare le consegne di dosi al di fuori dell’Europa, ma nel caso vorrei coordinare il procedimento al livello europeo», ha aggiunto Spahn.
Ancora più composta la reazione australiana. «In Italia muoiono 300 persone al giorno. Quindi posso certamente capire la grande ansia che c’è nel paese e in molti paesi europei. Sono in una crisi incontrollata. Non è la situazione dell’Australia», ha detto il primo ministro conservatore Scott Morrison. Più duro il suo ministro della Salute Greg Hunt: «L’Australia ha sollevato la questione con la Commissione europea attraverso più canali, e in particolare abbiamo chiesto alla di rivedere questa decisione».
Ma da Bruxelles mantengono il punto sostendendo che la decisione sul blocco dell’export è stata presa e non c’è intenzione di tornarci sopra. La compagnia farmaceutica può comunque avanzare una nuova richiesta per la fornitura a Canberra, che verrà analizzata sulla base del meccanismo sul controllo e la trasparenza dell’export, spiegano fonti della commssione.
L’Australia ha ricevuto 300mila dosi di vaccino AstraZeneca finora. La campagna è appena partita anche perché il paese ha pochissimi contagi: su circa 25 milioni di abitanti sono circa 29mila casi di virus e poco più di 900 morti dall’inizio della pandemia. Ieri i nuovi casi di contagio sono stati 4 e la media giornaliera dell’ultima settimana è di 8 casi.