Alias

John Cage, l’arte del rumore e la sindrome Mike

John Cage, l’arte  del rumore e la sindrome MikeMike Bongiorno e John Cage

Miti/Il 29 gennaio 1959 sbancava il quiz vincendo 5 milioni di lire Un ricordo della storica apparizione del compositore a «Lascia o raddoppia?». Illazioni, congetture e scontri tra pop e culture alte

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 24 gennaio 2015

Sarebbe successo giovedì prossimo, il 29 gennaio 1959. In quella serata – durante la puntata di Lascia o raddoppia?, il quiz condotto da Mike Bongiorno, in onda alle 21 – John Cage irrompeva nella vita degli italiani creando un punto di contatto determinante tra culture alta e cultura popolare. Così scriveva La Stampa di Torino il 30 gennaio: «Secondo concorrente: il signor John Cage, di New York, compositore ed esecutore di strane musiche avveniristiche. Il Cage si è seduto ad uno speciale pianoforte modificato nell’interno con viti, chiodi ed elastici e ne ha ricavato inusitati accordi: il pezzo era intitolato Amores e sembrava una marcia funebre. L’americano si presentava sui funghi velenosi e commestibili. Nessuna esitazione, promosso con facilità (…); ora si trova in Italia per tenere alcuni concerti di musica sperimentale (…)». La storia delle cinque partecipazioni di John Cage al quiz si rincorre da sempre anche in rete (http://www.johncage.it/1959-lascia-o-raddoppia.html; http://www.eschaton.it/blog/?p=625; https://marcolenzi.wordpress.com/2009/09/09/la-curiosa-storia-di-john-cage-a-lascia-o-raddoppia/; http://johncagetrust.blogspot.it/2011/04/lascia-o-raddoppia-milan-1959.html ecc.) continuando a destare clamore; le varie pagine «on line» riportano commenti, dettagli, umori dell’epoca, scansioni di vecchie pagine di Gong, rivista su cui comparve per la prima volta nel 1975 la trascrizione dell’audio dell’ultima puntata del programma (26 febbraio). Si legge: «(Bongiorno) Bravissimo, bravo bravo bravo bravo. (…) Quindi non è stato semplicemente un personaggio che è venuto su questo palcoscenico per fare delle esibizioni più o meno strambe di musica strambissima, quindi è veramente un personaggio preparato. Lo sapevo perché mi ricordo che il signor Cage ci aveva detto che abitava nei boschetti nelle vicinanze di New York e tutti i giorni andava a fare le sue passeggiate e a raccogliere funghi, ed ecco dove ha imparato la sua materia. (Cage) Un ringraziamento… a funghi, e ringraziamento alla Rai, e ringraziamento a tutti genti d’Italia… (Bongiorno) A tutta la gente d’Italia. (applausi ) (Bongiorno) Bravo signor Cage, arrivederci e buon viaggio, torna in America adesso o resta qui? Do you go back to United States or you stay here? Ah! Ritorna di nuovo, ho capito. (Cage)…Mia musica resta. (Bongiorno) Ah! Lei va via e la sua musica resta qui, ma era meglio che la sua musica andasse via e lei restasse qui. (risate e applausi)».

La questione dell’irrisione da parte di Bongiorno (e di buona parte del pubblico tv) della musica dell’artista è determinante in questa sede e altrettanto lo è il rapporto di Cage con il conduttore. Due mondi si sfiorano per la prima volta; Mike fa Mike, Cage fa Cage; continua a impersonare se stesso, volutamente popolarizzando e demitizzando se stesso e la sua musica, da lui offerta – con garbo, ironia e l’ovvia spettacolarizzazione che ne consegue – alle fauci del pop. Di più: Cage getta esche e attende che il pop abbocchi. E così è. Trentaquattro anni dopo quelle apparizioni tv esce, infatti, un disco intitolato Caged/Uncaged – A Rock/Experimental Homage to John Cage sulla nostrana Cramps, l’etichetta degli Area (ma anche di Finardi, Skiantos ecc.).

Il compositore era morto un anno prima e l’omaggio coinvolgeva da Joey Ramone e David Byrne a Debbie Harry, da John Zorn a Lee Ranaldo, da Jello Biafra a Lou Reed. In quel disco Joey Ramone, più di altri, è il punto di contatto massimo tra cultura popolare e avanguardia: il superamento dell’irrisione di Mike. Ramone esegue con massimo trasporto e rigore The Wonderful Widow of Eighteen Springs, brano che Cage compose per la cantante d’opera Janet Fairbank. Nel pezzo la voce utilizza – come da spartito – solo tre tonalità e un pianista che non tocca la tastiera ma produce suoni percuotendo con dita e nocche il coperchio del piano. Joey si supera.

Non solo in Italia la cultura popolare irrideva Cage. Nel 1960, davanti a un pubblico Usa esterrefatto, l’artista ripropone in tv il pezzo Water Walk, eseguito per la prima volta a Lascia o raddoppia? il 5 febbraio 1959. Il programma è I’ve Got a Secret, il presentatore è Gary Moore. Quando questi lo avverte che il pubblico riderà, Cage non solo non si offende ma replica: «Per me le risate sono meglio delle lacrime». Quello show è molto importante perché è l’unica possibilità di assistere alla stessa performance di Water Walk (qui: https://www.youtube.com/watch?v=SSulycqZH-U) che sempre La Stampa così descriverà il 6 febbraio: «(Ieri 5 febbraio) prima di affrontare la domanda da 640 mila lire – che ha poi superato con estrema disinvoltura – John Cage si è esibito in un concertino di ‘musica sperimentale’ da lui espressamente composta per i telespettatori italiani. Il brano, se così si può chiamare, s’intitolava: Passeggiata sull’acqua («Water walk»). Per eseguirlo il fantasioso americano ha usato: un bollitore, una vaschetta da bagno colma d’acqua, un frullatore, un giocattolo a forma di pesce, un petardo, un innaffiatoio, una bottiglia di seltz, un mazzo di rose, un fischietto, un paio di apparecchi radio. Quello che ne è uscito è facilmente immaginabile. Sembra che John Cage abbia intenzione di ripetere il brano in tutte le città italiane dove si recherà per eseguire dei concerti. ’Poi – ha detto scherzosamente l’americano fra le quinte – ’potrò sicuramente avviarmi al commercio degli ortofrutticoli’». Splendidamente ironico. Importante anche la sinergia con il pubblico le cui risa, applausi, grida diventano – negli Usa come in Rai – parte integrante dell’opera. Perché se è vero che artisti popolari Usa come Spike Jones incorporavano nei pezzi i rumori della quotidianità, è pur vero che Cage li trasformava da valori aggiunti a valori unici e identitari di un pezzo; intorno ad essi Cage costruiva. Come sottolinea Laura Paolini (artista, critica musicale di base a Toronto) in quel momento di tv Usa «arte alta e bassa cominciavano a sentirsi più a proprio agio l’una con l’altra. Tutti videro qualcosa mai visto prima. Tutti si fecero un’opinione. Così si forma un pubblico» (sull’autorevole sito gestito dal John Cage Trust). Il fatto che le cinque puntate di Cage a Lascia o raddoppia? (il 29 gennaio, il 5,12,19, 26 febbraio) non siano mai affiorate in video (sembra che siano andate distrutte) rende la performance Usa ancora più rilevante. Alla fine dello show nostrano Cage si aggiudicò 5.120.000 lire più o meno 8mila dollari odierni che servirono per comprare un pianoforte e il classico furgoncino Volkswagen usato per il tour Usa della compagnia di Merce Cunningham di cui anche Cage, compagno di vita del danzatore, faceva parte (in veste di musicista e autista).

Sulla partecipazione di Cage a Lascia o raddoppia? esistono illazioni e congetture; l’artista era a Milano ospite di Luciano Berio che al tempo faceva studi musicali nello studio di fonologia della Rai. Con Berio si sarebbe esibito in una serie di concerti in alcune città italiane e proprio alla Rai avrebbe realizzato il Fontana Mix, pezzo intriso di suoni e rumori captati nelle strade di Milano. In quei giorni intorno a Cage e Berio gravitavano molti artisti, tra cui Cathy Berberian, moglie di Berio, Marino Zuccheri, Umberto Eco, Sylvano Bussotti, Bruno Maderna, Roberto Leydi ecc.

Tutti erano colpiti dalla semi-indigenza del compositore che al tempo non se la passava benissimo. Si dice che proprio per questo a Berio e a Eco fosse venuta l’idea di farlo partecipare al programma per racimolare qualche soldo; si disse che c’erano state pressioni per farlo selezionare, che il vestito glielo avesse prestato Berio e che Berberian gli avrebbe addirittura cucito una manica all’ultimo secondo; ma soprattutto che gli amici musicisti di Cage – avendo forti contatti in Rai – si fossero attivati per passargli le domande finali. A oggi l’unica verità ufficiale è la partecipazione di Cage al programma e il modo in cui si rappresentò. Cinquantasei anni dopo è ancora una delle eredità più incredibili lasciate dall’artista e dalla musica contemporanea del Novecento.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento