La semplicità non appartiene né all’ascolto delle sue composizione né alla critica della sua opera. Dunque è la complessità che ha consentito a John Cage di essere tra i musicisti e i compositori del Novecento quello che ha saputo di più esplorare mondi sconosciuti. A lui si devono 4’33’, partitura che dà esplicite indicazioni agli esecutori di non suonare, quindi di ascoltare il silenzio o i primi esperimenti musicali per pianoforte preparato. Ma, Cage è stato anche un ottimo didatta e instancabile scrittore e conversatore. Non lesinava parlare ad allievi e a più sorvegliati interlocutori, critici o studiosi che fossero; la raccolta delle conversazioni con Joan Retallack, Musicage (Il Saggiatore, 2017), consente di conoscere l’ultima parte dell’attività intellettuale del compositore californiano, prima della morte, nel 1992. Ulteriore addenda è un’intervista del critico d’arte David Sylvester, estrapolata da un celebre libro-interviste a artisti americani. La breve ricostruzione della recente fortuna editoriale italiana di Cage s’inserisce nella prima uscita della collana Classici della Nuova Musica della Shake Edizioni: John Cage. Un anno a partire da lunedì. Dopo Silenzio. Dunque, vi è un prima e dopo Silenzio: certificata anche nella sua componente editoriale. Infatti se il libro omonimo ha avuto un’edizione italiana nel 2019 (ancora Il Saggiatore), il suo logico sequel è proprio Dopo Silenzio. Il libro testimonia la poliedrica totalità della scrittura performativa, insufflata nella ricezione americana delle avanguardie storiche europee più visionarie e geograficamente eccentriche nei loro esiti estremi. Ecco che ci si accorge come questa sia il pedale su cui viene spinto il processo teorico musicale messo in atto da Cage. Ciò si contrassegna nell’oscillazione generazionale di «ragazzo», e «padre» poi, terribile della scena musicale del secondo Novecento. Quasi tutti i compositori, nel bene o nel male, hanno dovuto fare i conti con l’assunto «cagiano», paradossalmente serio, che la miglior musica è quella che sta buona in silenzio. Il non ascolto, o meglio il non poter ascoltare è alla base di una delle più affascinanti rivoluzioni musicali del secolo scorso . Cage è anche però un “preparatore” di suoni, disegnati con le parole e la materialità percussiva del pianoforte. Influenzato dalla estensione dodecafonica inventata da Schoenberg e dalle nascenti avanguardie d’Oltreoceano, contaminò la propria scrittura e la musica con le arti performative: danza, arte e video.