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Johanne Anton e la vita sessuale delle piante

Johanne Anton e la vita sessuale delle pianteThomas W. Wood, 1867, Xanthopan morganii praedicta

Viride Come si amano le piante, da WUDZ

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 23 giugno 2024

Con lo straniante portato di rimettere in questione la visione antropocentrica, la sempre maggior conoscenza dell’alterità delle piante rinvia a una realtà del vivente ben complessa. Suggerisce una trama di strette connessioni, legami in divenire tra esseri, habitat e soggettività che si definiscono in un concerto di mutue relazioni.

E questo ancor più se a tale alterità si guarda attraverso il prisma della loro vita riproduttiva, con la sorprendente complessità di strutture biologiche, varietà di caratteristiche e comportamenti sessuali, inventiva di strategie secondo cui le piante si son riprodotte sempre evolvendosi nei loro 470 milioni di anni di esistenza. Dalla comparsa del fiore a innovative collaborazioni con vettori di pollini e semi, dall’autoimpollinazione alla clonazione, al declinarsi di risposte adattative estremamente ricche in termini di biodiversità, con aumento del numero di specie e conquiste di habitat e territori.

È quanto si propone Johanne Anton nel suo Come si amano le piante (WUDZ, pp. 213 € 17,00), tratteggiando una sorta di storia evolutiva delle piante sub specie della loro sessualità, con una particolare attenzione a come il linguaggio della botanica si sia dimostrato inventivo nel lessico e nelle metafore per descrivere gli elementi di una vita sessuale così diversa rispetto ai nostri riferimenti.

Se è con le felci, diffuse tra 359-299 milioni di anni fa, che si formano intere foreste dove appaiono le prime vere foglie nel regno vegetale, per la cui fecondazione l’acqua è però ancora imprescindibile, è soltanto con le conifere che, dopo le spore, appaiono i semi, come tramite per la riproduzione. E soltanto dopo altri cento milioni di anni, con le angiosperme, avverrà la rivoluzione sessuale dei fiori. Piante che oggi costituiscono il 90 per cento delle circa 300.000 specie vegetali del nostro pianeta, mentre le gimnosperme sopravvissute rappresentano meno del 10 per cento.

I casi che la Acton ripercorre evidenziano come, nel doppio passo impollinazione-fecondazione, le strategie di seduzione delle piante nei riguardi di portatori di polline e speditori di semi si affinino e varino nel tempo nel segno della specializzazione. Dalla passione del colibrì golarubino per la Lobelia cardinalis endemica del Quebec, al lemure variegato, tra i maggiori collaboratori del mondo vegetale dopo l’uomo, in relazione all’albero del viaggiatore o Ravenala madagascariensis. Dal percorso di impollinazione reciprocamente vantaggioso tra la yucca, presenza ormai pervasiva nelle nostre case e uffici, e la sua falena impollinatrice a rischio invece di estinzione nel suo areale d’origine, fino al ruolo crescente dei gechi come impollinatori in ragione del cambiamento climatico e della perdita di molti insetti.

Nel caleidoscopio delle strategie riproduttive, accanto all’autofecondazione del ranuncolo, si ricordano il caso, unico conosciuto a oggi per le piante acquatiche, dell’erba tartaruga dei mari tropicali che sembra avvalersi del trasporto di polline da parte di crostacei con relativa ricompensa alimentare, o gli stratagemmi di tipo mimetico come il sofisticato travestimento del fiore di alcune orchidee che imita figura femminile e relativo odore dei feromoni sessuali dell’insetto impollinatore.

Così, nella varietà della loro alterità, la geniale ricchezza di invenzione nei frutti da parte delle angiosperme, le infinite forme dei semi – così come quelle dei grani di polline –, tante quante le forme di locomozione, dal più grande fino ai 25 kg del cocco di mare, capace di viaggiare per mesi galleggiando, a quelli minuscoli di alcune orchidee, raccontano ciascuna per aspetto e dimensioni una storia di sessualità e adattamento, indizi sul modo in cui gli embrioni vengono dispersi, passando per il tramite di animali oppure trasportati dal vento su ali, samare, peli lanuginosi. Sempre, in una felice combinazione di estetica, utilità ed efficienza.

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