Joel e Ethan Coen: «Nei paesaggi iconici della frontiera»
Venezia 75 Incontro con i due fratelli registi di «The Ballad of Buster Scruggs», in concorso al Festival
Venezia 75 Incontro con i due fratelli registi di «The Ballad of Buster Scruggs», in concorso al Festival
I set del film sono stati allestiti in quasi tutti quei paesaggi «iconici» – dicono Joel e Ethan Coen – che hanno fatto la storia del genere western: «Dal New Mexico (dove era stata girata buona parte anche del loro primo titolo western, Non è un paese per vecchi, e del remake del Grinta, ndr) al Nebraska, fino alle Montagne Rocciose». Lo raccontano i due registi americani, a Venezia per presentare il loro The Ballad of Buster Scruggs, proiettato ieri in concorso alla Mostra numero 75.
L’ispirazione per il film antologico viene però stavolta non solo dai classici del genere americano «per eccellenza» ma anche dal western all’italiana – «omaggiato dal secondo episodio del film con protagonista James Franco», dice Joel Coen – e dai film antologici italiani degli anni Sessanta, «che affiancavano il lavoro di diversi registi su un tema comune», che in questo caso è appunto il western.
«Anche se – scherza Ethan Coen – non ho mai capito cosa c’entrasse l’episodio di Luchino Visconti in una commedia sessuale come Boccaccio ’70». Le storie che compongono The Ballad of Buster Scruggs «sono la nostra rielaborazione di diversi ’stili’ nella storia di questo genere – continua Joel – dai film con i cowboy canterini fino, appunto, allo spaghetti western». Episodi che seguono una progressione dalla commedia alle atmosfere più cupe: «È un fatto istintivo – spiega Joel – meno consapevole di quanto si possa pensare».
Alcune delle storie finite poi nel film – raccontano ancora i due fratelli – sono state scritte addirittura «25 anni fa», e poi conservate tutte insieme in attesa di capire in che modo combinarle in un singolo film. Un metodo comunque non infrequente nella cinematografia dei Coen: il film di George Clooney visto l’anno scorso in concorso – Suburbicon – rimaneggiava infatti una sceneggiatura scritta dai due registi di Minneapolis – che saltano spesso dallo sviluppo di un progetto a un altro per poi riprendere il precedente – più di vent’anni fa.
All’incontro con i Coen si è discusso a lungo anche della produzione del loro film, targata Netflix: «Il fatto che esistano compagnie che finanziano e producono film fuori dal circolo mainstream è molto importante, mantiene in vita questa forma d’arte», osserva Joel Coen. E, aggiunge il fratello, il film avrà anche una distribuzione nelle sale: «Il fatto che The Ballad of Buster Scruggs si possa vedere anche sul grande schermo era molto importante per noi – è fondamentale che chi vuole guardarlo al cinema possa farlo – e Netflix è stata lieta di venirci incontro».
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