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João Pedro Stedile: «Mobilitazione permanente»

João Pedro Stedile: «Mobilitazione permanente»João Pedro Stedile

Intervista Il parere dell’economista e leader del Movimento dei Sem Terra

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 13 maggio 2016

João Pedro Stedile, economista brasiliano e leader del Movimento Sem Terra (Mst) ci risponde dalla piazza.

Dilma è stata sospesa. Che può succedere ora?
E’ il momento di mobilitarsi contro il colpo di stato. Un golpe senza carri armati nelle strade, ma altrettanto destabilizzante: simile a quello messo in atto contro Fernando Lugo in Paraguay nel 2012. Anche allora è stato il vicepresidente Franco a promuovere l’impeachment senza motivo. Non c’è niente di legale in quello che è successo, perché la presidente non ha commesso nessun reato ed è stata estromessa dal potere illegalmente. Le organizzazioni popolari lo hanno chiaro. La classe operaia lo ha chiaro. Gli intellettuali, gli artisti, la chiesa progressista di base lo ha chiaro. Per l’Mst, per i movimenti riuniti nel Frente Brasil Popular, il governo Temer-Cunha non ha nessuna legittimità perché nasce all’insegna della corruzione e del ritorno al neoliberismo. Abbiamo portato al presidente del Senato, Renan Calheiros e al presidente del Supremo Tribunal Federal Ricardo Lewandowski l’equivalente di tre volumi di firme contro questo processo di impeachment. Nel frattempo, dobbiamo impiegare tutte le energie possibili perché ci aspetta un periodo di molte lotte e crisi a tutti i livelli: politica, sociale, ambientale.

Il governo Temer sembra la fotocopia di quello di Macri in Argentina: imprenditori, banchieri…
Il governo di Temer e del suo partito, il Pmdb, è quello delle élite, delle classi dominanti decise a riprendersi i loro privilegi. Temer è effettivamente l’equivalente brasiliano di Macri. Un vanesio che vuole concludere la carriera politica da presidente, ma i suoi terminali sono a Washington: da lì tirano i fili della fazione di borghesia che li rappresenta. Nel governo Temer s’incontrano il centro conservatore, il capitale finanziario e un vasto arco di forze vendicative decise a sottomettere gli interessi dello Stato a quelli del mercato.

Lei ha inviato una lettera a papa Bergoglio attraverso l’avvocato Lavenere, che ha scritto l’impeachment a de Mello, nel 1992. Perché? Che può fare il papa?
Le parole di papa Francesco, il colloquio durante il quale ha ascoltato il messaggio dei movimenti popolari e dell’avvocato Marcello Lavenere, ex Presidente Nazionale dell’Ordine degli Avvocati del Brasile e membro della Commissione Justiça e Pax della Conferenza dei Vescovi Brasiliani, sono stati messaggi importanti. Lavenere ha spiegato bene perché l’impeachment contro Dilma non ha fondamento giuridico-costituzionale. L’accusa ha attribuito alla presidente la colpa di due infrazioni amministrative non motivate e che comunque non giustificano il un “crimine di responsabilità”. Infine, gli argomenti delle accuse sono atti amministrativi di governo a partecipazione collettiva e non atti dolosi attribuibili alla presidente. E’ evidente che i partiti politici di opposizione, forti della poderosa campagna mediatica a loro favore, hanno pensato di sfruttare i bassi indici di popolarità del governo per liberarsi di Dilma con il pretesto dell’etica, decisamente fuori luogo visto il profilo di chi ha promosso l’impeachment. Ognuno ha i suoi riferimenti. Noi preferiamo batterci per Casa, Terra e Lavoro, che sono gli obiettivi condivisi dal Papa nel corso dei due incontri mondiali con i movimenti popolari. E che sono stati, pur con tutti i limiti e nonostante l’errore di allearsi con i poteri forti, gli obiettivi del governo di Dilma. I riferimenti dei partiti che hanno promosso l’impeachment sono le elite e i poteri finanziari che hanno dietro. Le classi medie innalzano la bandiera della corruzione e hanno come simbolo il giudice Sergio Moro. Il problema del Brasile è che siamo ancora una delle società più diseguali e ingiuste. In questo contesto, nel quadro della crisi generale – economica, politica, ambientale – che stiamo attraversando, la corruzione è intrinseca al funzionamento di una borghesia vorace che si appropria delle risorse pubbliche per trarne il massimo del profitto, per sé e per le proprie imprese. La corruzione è il sintomo di una crisi di sistema, non la causa. Per risolverla non basta qualche processo, ma occorre un’assemblea costituente che porti a soluzione tutte le storture di questa politica.

Gruppi di deputati delle destre si sono recati a Washington prima delle ultime votazioni…
Il governo Temer farà in modo che gli Usa controllino la nostra economia attraverso le loro imprese. E’ già successo con la Chevron che preme attraverso il senatore José Serra, del Partito della socialdemocrazia brasiliana per arrivare alla privatizzazione delle risorse nelle acque ultra-profonde. Il Brasile fa parte dei Brics, e un altro degli obiettivi è che volti le spalle alle alleanze sud-sud. L’intenzione è quella di accerchiare con gli stessi sistemi il Venezuela, per mettere la parola fine al socialismo bolivariano. Il disegno contro le conquiste realizzate in America latina è comune. Anche la nostra resistenza dev’essere comune.

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