Joan Thiele, pop in equilibrio tra classico e contemporaneo a Santarcangelo
Si è aperta ieri l’edizione numero 52 del festival di Santarcangelo, che si svolgerà fino al 17 luglio nel borgo romagnolo, e che vedrà esordire il nuovo direttore artistico, il 37enne polacco Tomasz Kirenczuk, a seguito della doppia (travagliata) edizione del cinquantenario condotta dai Motus. La più longeva manifestazione italiana di arti performative, da sempre in dialogo fecondo con multiformi espressioni musicali, propone anche una rassegna di concerti originale e stimolante, curata (in continuità con l’anno scorso) da Chris Angiolini di Bronson Produzioni. In programma, nell’evocativo spazio dello Sferisterio, gli incendiari Siksa, gli oscuri Wow, la sperimentazione di Nava, il country swing di Blind&Lame. A chiudere il primo weekend del festival arriverà Joan Thiele, una delle voci più interessanti oggi di quell’universo che ruota attorno al pop, e che nella sua personalissima interpretazione incorpora elementi r’n’b, urban, soul, jazz, la passione per le colonne sonore degli anni ’60.
La 30enne musicista e producer di origini italiane, svizzere e colombiane, cresciuta tra Cartagena e il lago di Garda, ha affinato sempre di più la sua scrittura, moltiplicando i riferimenti e mettendo in dialogo arrangiamenti classici e un sound più che contemporaneo. Rispetto ai concerti in solo con elettronica e chitarra, «ora siamo in cinque sul palco, quindi si sta realizzando l’idea di suonare dal vivo con dei musicisti che mi rappresentino. È molto bella questa dimensione dello stare insieme, del condividere».
Sono una cervellotica, penso tanto, rimugino. E questa cosa porta sui binari sbagliati, si perde l’istinto, che invece è la parte fondamentale del processo creativoJoan Thiele
TRA I BRANI proposti, ci sarà soprattutto il materiale scritto in italiano, quindi dall’ep Operazione oro alle tre pubblicazioni dello scorso anno, i tre Atti presentati separatamente nel corso del 2021. Canzoni introspettive, in cui si intrecciano riflessione, memoria, il legame con le radici, le vicende famigliari e l’amicizia. «Per me scrivere è un po’ come andare dallo psicologo», spiega Joan Thiele. «Sono una cervellotica, penso tanto, rimugino. E questa cosa ti porta sui binari sbagliati, perdi l’istinto, che invece è la parte fondamentale del processo creativo. A volte ho dato troppo peso alla ricerca della perfezione, mentre è importante concedersi l’errore».
Gli ultimi lavori hanno guadagnato profondità anche grazie all’ampliarsi degli ascolti. «Sono una persona curiosa» racconta Thiele, «ascolto tantissima musica e crescendo ho capito di più quello che mi piace e come svilupparlo. Ho riscoperto tutta una serie di dischi e di compositori, magari non così popolari ma davvero incredibili, come Piero Umiliani o Piero Piccioni. Questa è un po’ anche la nostra storia musicale, va conosciuta. Le colonne sonore e la musica strumentale poi, in questo momento, sono al primo posto tra i miei ascolti».
RICERCA perfezionata poi insieme ai produttori Mace, Venerus e Ceri. La propensione a creare in collaborazione con altri artisti, del resto, è qualcosa che Joan Thiele ha esplorato molto, avendo lavorato con Myss Keta ed Elodie, con il rapper Nitro, con Mace al suo disco solista.
Cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi? «Sto lavorando al nuovo album, che è già a buon punto. Questa volta l’istinto viene prima di tutto. Sarà sempre molto collaborativo, ma dipenderà dal tipo di canzone, da come nascono. Sono in una fase in cui non esistono più tutta una serie di paletti che avevo in testa. Mi sento molto libera in questo momento».
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