Visioni

Jim Black trio: groove e dintorni

Jim Black trio: groove e dintorniJim Black

Note sparse Il disco del batterista è una meraviglia: undici brani in equilibrio perfetto e folle tra astrazioni e scomposizioni

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 12 febbraio 2020

Allergico per sua stessa ammissione al formato del piano trio, il batterista Jim Black si ricrede quando incontra Elias Stemeseder. Al contrabbasso una garanzia, Thomas Morgan, e il disco è semplicemente una meraviglia, ennesima perla di una etichetta, la Intakt, che viaggia sempre su livelli di assoluta eccellenza. Undici tracce dove regna un equilibrio perfetto e folle tra astrazioni , scomposizioni, visioni, ipotesi di una musica densa e tesissima, eppure lievissima. L’incipit spaziale di Astrono Said So col suo hip hop perso in un labirinto dispari mette subito le cose in chiaro: nessuna retorica, nessuno sfoggio di inutili virtuosismi, un senso del groove perennemente in bilico tra scatafascio e rigore, come una meccanismo calibrato al millesimo, lirico e furioso, dove il totale è maggiore della somma delle parti. Brillante il pianismo del giovane austriaco Stemeseder, che a ventinove anni dimostra già una personalità matura, capace di trovare linee articolate e sorprendenti, di nominare mondi. Ciò che stupisce dei pezzi è che suonino come se fossero stati costruiti con cura certosina e invece sono quasi completamente improvvisati.

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