Cultura

Jeanette Winterson, se l’intelligenza non è artificiale

Jeanette Winterson, se l’intelligenza non è artificialeUn’opera di Tamara Kvesitadze allestita a Batumi, in Georgia

L'intervista Parla l’autrice britannica, domani ospite a Roma per «Letterature», a proposito del suo «12 bytes» (Mondadori). L’uso delle attuali tecnologie e gli scenari futuri, tra storia, scritture e arti visive. «L’IA è solo uno strumento, non è senziente, non sa pensare da sola. Eppure ciò cambierà. E allora dovremo saper lavorare con qualcosa che non è fatta di carne»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 8 luglio 2023
«Non chiamiamola intelligenza artificiale. Forse è più corretto parlare di intelligenza alternativa. E di alternative ne abbiamo bisogno eccome». Così spiega Jeanette Winterson, autrice britannica di primo piano che domani sarà ospite a Roma, allo Stadio Palatino, nell’ambito del festival «Letterature». Attualmente insegna Nuova Scrittura a Manchester ma all’attivo ha decine di libri, tra cui romanzi di grande successo (basterebbe citare il suo esordio Non ci sono solo le arance, del 1985, e il successivo, del 2011, Perché essere felice quando puoi essere normale?) e indimenticabili (Scritto sul corpo, del 1992). Ha pubblicato anche per l’infanzia e prodotto saggistica, in...
Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi