Una scrittura impastata nei corpi, che ne parla il linguaggio a prima vista austero, meccanico, in grado di sostituire muscoli e ossa a sentimenti e emozioni, ma che si rivela pian piano gravida di attese e scoperte, timorosa quasi nell’immaginare cosa si celi oltre lo sguardo, la percezione della propria sensibilità tattile. L’INQUIETUDINE SORDA che accompagna le pagine de Il figlio dell’uomo (Neri Pozza, pp. 218, euro 18, traduzione di Riccardo Fedriga) sembra fare il paio con la sinfonia devastante costruita intorno ad un allevamento intensivo di maiali de Il regno animale (Neri Pozza, 2017), non il suo primo romanzo,...