Rendere il conservatorio un luogo vivo, produttivo e far sì che studenti/esse possano esibirsi è parte importante della filosofia della III edizione del “Jazz Idea Festival” (ingresso libero). Direzione artistica della cantante e docente Carla Marcotulli, sei appuntamenti (dal 7/4) con 12 esibizioni pomeridiane nella magnifica Sala Accademica del Conservatorio di S.Cecilia (in via dei Greci); pubblico da, quasi sempre, tutto esaurito, fino all’ultimo e seguitissimo recital del 19 maggio. La Marcotulli ha, alla fine, ringraziato presidenza, direzione, personale tecnico-amministrativo, ufficio stampa, fotografi: chiunque abbia lavorato nelle istituzioni pubbliche (pur se di Alta Formazione) sa quanto sia complesso realizzare una rassegna e far muovere una macchina che ha le sue lentezze burocratiche.

DOPO ARTISTI internazionali e nazionali (da Michelle Hendricks a Pietro Tonolo) e formazioni intrecciate con l’attività didattica (S.Cecilia Saxophones Ensemble, diretto da Rosario Giuliani; MuSa Jazz Orchestra, guidata da Roberto Spadoni) il concerto del 19 ha omaggiato due grandi compositori novecenteschi: Ennio Morricone e Duke Ellington (a cui tutto il festival era dedicato, nel 50° della morte del Sophisticated Duke). Il sassofonista Patrizio Destriere ha attinto al suo album Portrait of Ennio (2023; arrangiamenti elaborati con Francesco Venerucci) e ha proposto originali e spesso trascinanti riletture in quartetto, insieme a Claudio D’Amato (piano), Damiano Lanciano (contrabbasso) e al valente Giampaolo Scatozza (batteria). Usando vari approcci – dal delay in solo a dimensioni coltraniane – la formazione ha eseguito Once Upon A Time Suite, Crisis e Playing Love (La leggenda del pianista sull’oceano) e il main-theme de Il buono, il brutto e il cattivo.

NELLA SECONDA parte la S.Cecilia Big Band (diretta con personalità e rigore da Mario Corvini) e il Coro del Dipartimento Jazz (guidato con passione e professionalità dalla Marcotulli, voce solista in Come Sunday) hanno proposto 10 composizioni di Ellington, provenienti dai suoi Sacred Concert. Data la complessità delle partiture e le limitate prove (cinque), il risultato può dirsi eccellente sia nella conduzione collettiva che nell’intrecciarsi di strumenti, voci, testi, soli fra In the Beginning God, It’s Freedom e Praise God and Dance. Hanno dimostrato la loro personalità anche giovani solisti e cantanti, mossisi sul frastagliato terreno delle musiche sacre di Duke, così dense di richiami al gospel e al teatro musicale. Un plauso a tutti ma, in particolare, a Lucia Filaci (voce), Vittorio Iavarone-Paolo Casetti (trombe), Edward Arosemena (trombone), Daniel Ventura-Gianmarco Iaselli-Matteo Fagioli-Dario Fagiolo (sassofoni) e Francesca Legge (piano). Alla prossima edizione.