Alias

Jazz e dintorni, ossessioni di una vita

Book Note Ci sono libri che diventano (benefiche) ossessioni per una vita. Chi li scrive parte da una scelta personale fatta in genere in egual misura di testa e cuore, passione e […]

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 6 agosto 2022

Ci sono libri che diventano (benefiche) ossessioni per una vita. Chi li scrive parte da una scelta personale fatta in genere in egual misura di testa e cuore, passione e raziocinio, e siccome con le scelte di cuore e di testa non si viene a patti, è ben normale che, prima o poi, si torni sui propri passi, a riconsiderare e aggiornare quanto si riteneva definitivo, e invece definitivo non è mai. Luigi Viva, firma preziosa che molti ricordano soprattutto per i begli affondi nella musica d’autore da una vita segue e studia la musica di Pat Metheny. Che ha avuto un alter ego, un contraltare, una voce di contrappunto necessaria, come lo fu Billy Strayhorn per Ellington, o Lester Young per Billie Holiday in Lyle Mays, il gentile pianista scomparso un paio d’anni fa. Esce ora per Arcana Pat Metheny, Lyle Mays e la storia del Pat Metheny Group, oltre 500 pagine che accorpano, ampliano, allargano l’orizzonte sulla musica di Metheny e Mays rielaborando tre precedenti pubblicazioni. Il dato biografico e quello tecnico-stilistico, le fonti inedite e le discografie, un lavoro fondamentale per un improvvisatore motivico, come dicono gli specialisti, che merita di stare accanto a Coleman (e nei fatti è successo), e per ricordare un panista sottovalutato che, come Zawinul, aveva sempre in mente un’orchestra, dunque una «palette» timbrica impressionante, e riuscì a dargli vita con l’ausilio della tecnologia. Quinto volume di approfondimento e divulgazione assieme su tematiche specifiche, dopo Il jazz e le arti, Il jazz e le idee, Il jazz e le cose, Il jazz e gli animi, il critico e docente Guido Michelone, spesso su queste pagine, per la medesima casa editrice pubblica il corposo Il jazz e i mondi, sottotitolo esplicativo Musiche, nazioni, dischi in America, Africa, Asia e Oceania. Il punto è su come il jazz, «eccitante novità» del Novecento seppe allungare sin dai primi decenni di vita autonoma, ormai distinto dal grande alveo del ragtime, ife culturali in ogni angolo del pianeta. In ogni punto, dunque, trovando vie specifiche ed estetiche ridefinitesi nella mediazione e nell’incontro, nell’invenzione e nella valutazione del dato orale di tradizione prevalente incorporato funzionalmente. Un processo che investe anche la contemporaneità, ben delineato. Una miniera di informazioni, anche se si nota l’assenza, nella bibliografia finale, dei testi di Leonardo D’Amico e Marco Boccitto sulla musica africana.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento