Visioni

Jan Fabre tra scienza e immaginazione

Jan Fabre tra scienza e immaginazioneun frammento tratto da «Belgian Rules/Belgium Rules»

A teatro All'artista belga la città partenopea dedica mostre e spettacoli all'interno di Napoli teatro festival

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 1 luglio 2017

«Il Belgio è uno «stato nano», un minuscolo territorio in cui convivono tre regioni e si parlano tre diverse lingue. Ma è anche uno stato instabile che i vicini usano come palcoscenico di guerra. I suoi abitanti sono schiacciati da burocrazia e formalità, ma sono anche dei sovversivi»: Jan Fabre racconta il suo paese in Belgian Rules/Belgium Rules, in scena stasera e domani al Politeama (in anteprima mondiale) per il Napoli teatro festival Italia. Cinque mesi di lavoro, quindici attori e ballerini in scena per attraversare stereotipi («le patatine fritte, duecento tipi di birra, il carnevale») ma anche le atrocità del colonialismo in Congo, i grandi artisti come Van Eyck, Bruegel e Rubens, i musicisti da Jacques Brel a Django Reinhart e Stromae: «Una terra che dà rifugio a una razza di scansafatiche e imbroglioni. Siamo la stanza dei bottoni e la fogna d’Europa. L’epica di questo strano regno non è il nazionalismo, ma la storia della sua totale assenza» spiega Fabre.

Fuori dal palcoscenico, Napoli offre la possibilità di indagare la ricerca dell’artista belga in tre esposizioni. Allo Studio Trisorio (fino al 28 ottobre) My Only Nation is Imagination a cura di Melania Rossi. Una teoria di sculture riproducono il cervello umano: i thinking models sono realizzati con il silicone che usano i dentisti per ottenere una riproduzione fedele. La massa celebrale viene attraversata da simboli: farfalle, scarabei, una forbice piantata come una croce, omaggio alla madre di Fabre che le sistemava sulla soglia per proteggere la casa. Nella sala successiva è proiettato il video Do we feel with our brain and think with our heart? in cui Fabre dialoga con il neuroscienziato Giacomo Rizzolatti, scopritore dei neuroni-specchio, fondamentali per spiegare l’empatia tra gli individui. Processi fisiologici, percezione umana e animale, Fabre e Rizzolatti tessono il filo del racconto indossando gli stessi abiti da professionisti con in testa elettrodi e cuffie come cavie da laboratorio.

Al Madre (fino al 19 dicembre) in mostra L’uomo che misura le nuvole (versione americana, 18 anni in più) 1998 – 2016. Infine al Museo di Capodimonte (fino al 22 ottobre) Jan Fabre. Naturalia e Mirabilia a cura di Sylvain Bellenger e Laura Trisorio. Allestiti in una Wunderkammer, tra oggetti dalla collezione Farnese, Fabre presenta due lavori realizzati con gusci di scarabeo gioiello. Spanish Sword (Knight of modesty) è una spada in acciaio ricoperta di corazze iridescenti che richiama il film Lancelot, realizzato da Fabre nel 2004.

Infine Railway Tracks to Death fa parte della serie Tribute to Hieronymus Bosch in Congo: un mosaico di ali di scarabeo su legno, il risultato è una versione dello stemma delle ferrovie del Congo belga con al centro figure zoomorfe che richiamano il linguaggio di Bosch.

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