Nessuno crede in qualcosa come nelle proprie passioni, soprattutto quando si stravolgono in insanabili ossessioni. Lo sa bene Jan Fabre, artista-ossesso febbrilmente posseduto dall’hybris (da intendersi sia come arroganza sia come sfida, coraggio, spregiudicatezza nello sfidare le sedimentate logiche spettacolari) che, mescolato all’estro dell’ambizione, dona al suo personaggio un diuturno sentore sulfureo. Il dire qualcosa su di lui si scontra fatalmente con un contraddire. Le sole parole possibili in grado quindi di darne una definizione compiuta sono quelle che lui stesso ha pronunciato su di sé, di cui peraltro non nutre alcun dubbio riguardo il valore artistico: «la mia biografia...