J. Rodolfo Wilcock disse che Lo stereoscopio dei solitari (Adelphi, 1972), raccolta di racconti brevissimi dalla quale l’umanità è pressoché (nominalmente) bandita, è un romanzo con settanta personaggi principali che non si incontrano mai. Se così è, allora questo singolare dispositivo ottico restituisce il ritratto del mondo dopo una apocalisse che ha lasciato dietro di sé una capricciosa selezione di sopravvissuti: tra questi, così come sarà nel Libro dei mostri, diversi animali, esseri mitologici, ecc. Generalmente i mostri di Wilcock assumono posture antropomorfe, ciò che insinua a ogni passo una satira tutta dedicata alle miserie dell’uomo da una prospettiva beffardamente...