Cultura

J.R.R. Tolkien, scorretto l’abbraccio da parte della destra

J.R.R. Tolkien, scorretto l’abbraccio da parte della destraJ. R. R. Tolkien

L'anniversario A cinquant’anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 2 settembre del 1973, si potrebbe pensare che l’opera dell’autore de "Il signore degli anelli" non abbia più bisogno di essere sottratta all’appropriazione indebita ad opera delle destre. Ma in Italia il rischio è ancora presente

Pubblicato circa un anno faEdizione del 1 settembre 2023

A cinquant’anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 2 settembre del 1973 nella città di Bournemouth, a un centinaio di chilometri da Londra, quando l’autore de Il signore degli anelli aveva 81 anni, si potrebbe pensare che l’opera di John Ronald Reuel Tolkien non abbia più bisogno di essere sottratta all’appropriazione indebita di cui ha sofferto negli ultimi decenni ad opera della destra. Con più di 700 milioni di copie vendute, pubblicate in decine di lingue, e gli incassi stratosferici realizzati dai film che ne ha tratto il regista Peter Jackson, le avventure degli hobbit appartengono ormai all’umanità intera o, più prosaicamente, a tutti coloro che in ogni parte del mondo le hanno amate o le stanno scoprendo ancora oggi.

EPPURE, nel nostro Paese, perché questa è una storia soprattutto italiana che origina dal bisogno di quanti si rifacevano alle idee sconfitte nel 1945 di ricostruire un proprio pantheon culturale, il tema sembra restare di sorprendente attualità. Dai Campi Hobbit della fine degli anni ’70 alla auto proclamata «generazione Tolkien» che guida l’esecutivo – l’autobiografia della premier Io sono Giorgia. Le mie radici le mie idee docet -, l’ombra nera calata su uno dei più importanti «creatori di mondi» letterari del ’900 non accenna a dissolversi.

VEDREMO se la mostra «Tolkien Uomo/Professore/Autore» che si aprirà il 14 novembre alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, e che il ministro della Cultura Sangiuliano ha annunciato a luglio dal palco di «Fenix», la festa di Gioventù Nazionale, i «piccoli» fratelli d’Italia, «non sarà una celebrazione politica» come spiegato dai curatori. Perché invece il ministro, dal canto suo, non ha esitato a presentare l’evento come l’omaggio a «un vero conservatore» che «esaltava il valore della tradizione»: «Penso che la sua opera apra il cuore alla visione di qualcosa che va oltre la prosaicità del quotidiano. Simboli universali e senza tempo, valori che ci sussurrano dentro. Tolkien riassume tutto con una celebre frase ne Il Signore degli Anelli: “Le radici profonde non gelano….”».

PECCATO che, nell’intera opera del creatore degli hobbit, la solidarietà e l’empatia la facciano da padrone, che il ripudio della guerra – lui stesso aveva combattuto nelle trincee della Prima guerra mondiale riportandone una memoria tragica e indelebile – e dello sfruttamento della società industriale, annuncino un mondo di scambi e convivenza nel nome della libertà e che il Male assomigli inesorabilmente ai totalitarismi del ’900. «Come può un uomo in tempi come questi decidere quel che deve fare?». «Come ha sempre fatto», disse Aragorn. «Il bene e il male sono rimasti immutati da sempre, e il loro significato è il medesimo per gli Elfi, per i Nani e per gli Uomini. Tocca a ognuno di noi discernerli, tanto nel Bosco d’Oro quanto nella propria dimora».

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