Europa

Izquierda Unida: «Anche la Chiesa deve pagare l’Imu»

Spagna Non è la prima volta che Izquierda unida avanza una proposta di riforma dell’Ibi (l'Ici spagnolo). Già nel 2012, un progetto analogo fu già bocciato nella Commissione costituzionale dal Partido Popular e dai centristi di UPyD e di CiU.

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 19 marzo 2015

«L’Ibi (l’imposta sui beni immobili, ndr), è una tassa iniqua». Izquierda Unida torna alla carica su uno dei temi più cari alla sinistra spagnola, quello della casa. Una vera piaga sociale generata dalla crisi, aggravata dalla dilagante ondata di sfratti che ha fatto seguito allo scoppio della bolla immobiliare e non ancora rimarginata.

Basti dire che solo nel 2014, ben 26.549 famiglie hanno perso la casa, non potendo far fronte ad un mutuo spesso contratto ai tempi del boom economico, generato in gran parte proprio dalla speculazione edilizia.

Case che, in gran parte, passano ad ingrossare il patrimonio immobiliare delle banche, le quali però sono esenti dal pagamento dell’Ibi sugli immobili pignorati. «È paradossale che alle famiglie in difficoltà economiche si esiga il pagamento di una tassa su un bene essenziale come la casa, mentre ai colossi bancari, che dispongono di migliaia di proprietà immobiliari, no. Serve, per lo meno, un meccanismo che consenta ai comuni di diventare proprietari di queste case, se le banche si rifiutano di pagare ciò che devono», spiega al Manifesto Libertad Martínez portavoce del settore economico di Izquierda Unida Madrid, che lunedì scorso ha presentato al parlamento regionale una proposta per rivedere i criteri di applicazione dell’Imu spagnolo.

E non è solo la banca ad essere beneficiata dall’attuale legislazione: «L’altra grande ingiustizia – continua Martínez – riguarda il trattamento riservato alla Chiesa, che, anche qui, è esente dal pagamento dell’imposta sugli immobili. Un previlegio che questa proposta punta ad eleminare, dando ai comuni la facoltà di censire e tassare i beni ecclesiastici. Nella sola città di Madrid, la Chiesa possiede circa 3.000 proprietà non adibite al culto, non soggette ad Ibi, e spesso utilizzate a fini di lucro».

Secondo l’organizzazione Europa Laica, la Chiesa cattolica sarebbe proprietaria del più grande patrimonio immobiliare dopo quello statale. Tra esenzioni (le più miracolose sono proprio quella sull’Ibi e quella sulla tassa di successione) ed entrate varie, l’organizzazione calcola che la Chiesa accumuli circa undici miliardi di euro all’anno, più o meno un punto di Pil. «Non si tratta solo di recuperare delle entrate che in tempo di crisi sarebbero una boccata d’ossigeno per le casse di molti municipi – puntualizza Libertad Martínez; è anche una questione di giustizia sociale: la tassa sulla casa dovrebbe essere proporzionale al reddito e si dovrebbero concedere esenzioni solo in base a criteri economici. Anche per questo nella proposta abbiamo incluso la richiesta di dispensare dal pagamento le famiglie disoccupate».

Ma non è tutto: lo scoppio della bolla immobiliare ha fatto crollare i prezzi del mercato edilizio, che ormai non corrispondono al valore catastale su cui è calcolato l’Ibi. «In molti casi, nella regione di Madrid, il valore nominale supera del 30% quello reale, il che determina – secondo la portavoce economica di Iu Madrid – un vero e proprio abuso fiscale».

Non è la prima volta che Izquierda unida avanza una proposta di riforma dell’Ibi. Già nel 2012, un progetto analogo fu già bocciato nella Commissione costituzionale dal Partido Popular e dai centristi di UPyD e di CiU.

Ad ogni modo, se la proposta parlamentare presentata lunedì non dovesse essere accolta, verrà inserita, ha assicurato Martínez, nel programma elettorale della coalizione con cui Izquierda unida si presenterà alle regionali del prossimo 24 maggio.

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