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Itardd, la rete italiana guarda all’Europa

Nel 2014 si contano 215 aderenti – soprattutto operatori, ma non mancano gli attivisti e non pochi operatori si definiscono anche attivisti, a riprova della capacità di molti di avere […]

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 4 febbraio 2015

Nel 2014 si contano 215 aderenti – soprattutto operatori, ma non mancano gli attivisti e non pochi operatori si definiscono anche attivisti, a riprova della capacità di molti di avere del proprio lavoro una visione e una responsabilità – 42 tra associazioni e cooperative e una città, Venezia, presenze in 13 regioni. Sono i numeri attuali di Itardd, Rete Italiana Riduzione del Danno (rdd), che sabato 7 febbraio si ritrova a Firenze per l’assemblea annuale. La rete è cresciuta, dal 2012, quando i partecipanti erano 95, e da allora si è confrontata in due seminari nazionali dove si sono affrontati il tema delle competenze (e dei diritti) dei consumatori nella prospettiva della limitazione dei rischi del consumo, e quello delle politiche delle città, che sono (sarebbero) interlocutori e attori primi nell’ottica di un governo pragmatico, negoziato e non piattamente securitario delle problematiche correlate ai consumi.

Su tali temi, tra il 2013 e il 2014, la rete ha scambiato molta esperienza, intelligenza e progettualità, al tempo stesso facendo fatica ad avere alleati e interlocutori a livello nazionale: il lungo periodo buio della Fini Giovanardi e del correlato Dipartimento Antidroga, oltre ad estirpare la stessa rdd dalle politiche nazionali, ha anche seminato l’erbaccia di uno stereotipo di consumatore malato, delinquente, irresponsabile, annichilendo le tante esperienze ed evidenze di un sapere dell’esperienza che – di contro – c’è: l’approccio di rdd lo riconosce e lo legittima come motore potente nella promozione di un consumo meno rischioso e più sostenibile. E le città, in cui pure molti sono i dialoghi aperti tra servizi e municipalità, non hanno ancora espresso una capacità di governo urbano dei fenomeni del consumo, rimanendo strette nella tenaglia tra un securitarismo senza prospettiva, e una delega alla sanità, entrambe politiche anguste per fenomeno di massa, sociale e culturale.

La rdd italiana si trova oggi a dover fare un deciso passo verso l’innovazione, superando la posizione difensiva cui l’epoca che si è chiusa con l’abrogazione della Fini Giovanardi l’ha costretta. Non si è mai smesso di sperimentare, in Italia, anche contro un sistema ingessato e retorico, e la rete non ha mai smesso di avere nell’Europa della riduzione del danno il proprio interlocutore: scambi e incontri transnazionali tra operatori e servizi di paesi diversi, partecipazione a progetti e a reti europee, sostenuti spesso con fatica e dispendio di energie e tempo di tanti, hanno fatto da antidoto al provincialismo piccolo-proibizionista nazionale. Fino a fare di Itardd il focal point italiano della rete europea EuroHRN e ad aprire la prospettiva per il 2015 di una progettualità comunitaria attorno alle migliori prassi, per promuovere un dialogo costruttivo tra rdd, società civile e politica. I prossimi mesi saranno, in Italia, teatro di iniziative serrate sulle droghe: riparte il cartello di Genova, ricco del successo dell’abrogazione della Fini Giovanardi, e si riapre la prospettiva urgente di una riforma della legge insieme a una non rinviabile riflessione critica sul sistema complessivo dei servizi, che oltre ad essere minacciati dai tagli, sono anche indiscutibilmente resi obsoleti dai fenomeni cangianti del consumo di droghe.

Nel perdurante silenzio della politica – il governo Renzi non ha ad oggi ritenuto opportuno conferire alcuna delega politica – è pronta a farsi sentire forte la voce “dal basso”. Non è certo più una strategia difensiva, ciò di cui la rete Itardd si prepara a discutere.

Info su assemblea di Firenze del 7 febbraio: segreteria.itardd@gmail.com

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