Italiani spreconi ma con giudizio al tempo della crisi
Dosier In occasione della giornata nazionale contro lo spreco alimentare (5 febbraio), nuovo report di Waste Watcher International sul «Caso Italia»
Dosier In occasione della giornata nazionale contro lo spreco alimentare (5 febbraio), nuovo report di Waste Watcher International sul «Caso Italia»
È vero, siamo solo all’inizio del 2023: il 2030 sembra ancora così lontano. Invece mancano meno di 7 anni alla data scelta dall’Onu per i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Se prendiamo soltanto i primi due – ridurre a zero povertà e fame – ci rendiamo conto di quanto siamo ancora lontani. Oggi l’85% della popolazione mondiale vive con meno di 30 dollari al giorno, mentre le persone in condizione di insicurezza alimentare sono 900 milioni. Eppure gli SDGs, Sustainable Development Goals, sono entrati come un mantra in ogni comunicazione delle aziende, delle istituzioni, della società civile, delle università e scuole.
Viene posto come un quadro di riferimento imprescindibile per promuovere la sostenibilità ambientale, sociale ed economica a livello globale e locale. Tuttavia, mentre il 2030 si avvicina rapidamente, il raggiungimento degli obiettivi, peraltro tutti ambiziosi, si allontana. Certo, gli effetti combinati di pandemia, guerra, riscaldamento globale hanno ostacolato il percorso, talvolta in modo imprevedibile. Tanto che in molti settori, pensiamo a quello energetico, molti buoni propositi sono stati accantonati in attesa di superare la crisi. Ma non è proprio dalle crisi che si possono produrre dei cambiamenti e magari spingere le nostre azioni verso un futuro prossimo più sostenibile?
In realtà se gli obiettivi sono noti e ripetuti, ciò che davvero manca per questo «scatto» verso il futuro, sono delle indicazioni chiare per come come arrivarci e delle solide metriche che misurano i progressi (o meno) raggiunti: insomma dovremo pur sapere quanto manca alla meta e come arrivarci.
PER QUESTA RAGIONE, ormai da dieci anni, la Campagna Spreco Zero assieme a Last Minute Market spin off dell’Università di Bologna e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari, ha sviluppato degli strumenti scientifici per fornire misurazioni e indicazioni per raggiungere uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fra i più citati ma meno praticati: dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030. Da dieci anni l’Osservatorio Waste Watcher riporta, presentandoli proprio in occasione della Giornata Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare il 5 febbraio, i dati sullo spreco alimentare e sui comportamenti di consumo nelle famiglie italiane.
MENTRE DAL 2021 L’ANALISI SI E’ ESTESA anche a livello internazionale proprio con l’obiettivo di fornire analisi, metriche e politiche pubbliche con una portata globale per contrastare lo spreco e promuovere l’adozione di diete sane e sostenibili a livello globale (il Cross Country Report viene presentato in occasione della Giornata internazionale di consapevolezza su perdite e sprechi, il 29 settembre). Dal 31 gennaio 2023 è poi disponibile una nuova applicazione, lo Sprecometro, che serve proprio ad ingaggiare singoli e gruppi nella sfida di ridurre lo spreco domestico del 50% entro il 2030.
EBBENE, TORNANDO A WASTE WATCHER, a livello nazionale come è andata nel 2023? Meglio del 2022, certo. Ma c’è ancora molto da fare se davvero il nostro Paese vuole dimezzare lo spreco nei prossimi 7 anni. Vediamo la «fotografia» degli italiani all’inizio del 2023, le rilevazioni sono state infatti realizzate da Ipsos su un campione rappresentativo della popolazione italiana a metà gennaio.
IN SINTESI potremmo dire così: con la testa sulle spalle, concentrati sulla salute e oculati nelle abitudini di acquisto, focalizzati sulla prevenzione degli sprechi ma senza sacrificare la cura della salute; disponibili a verificare, semmai, i tagli dei consumi in chiave di bolletta per l’energia elettrica e il gas, o per l’abbigliamento. Risparmio, dunque, non è esattamente la parola chiave nei comportamenti degli italiani: piuttosto pragmaticità.
GETTIAMO IN MEDIA 524,1 GRAMMI pro capite a settimana, ovvero circa 75 grammi di cibo al giorno, 27,253 kg annui: circa il 12% in meno rispetto alla medesima indagine del 2022 (595,3 grammi settimanali). Un dato che si accentua a Sud (+ 8% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 38% rispetto alla media italiana). Lo spreco del cibo nelle nostre case vale complessivamente 6,48 miliardi €. Una cifra che aumenta se teniamo conto anche del valore energetico del cibo sprecato: relativamente al 2022 vale 5,151 miliardi €. E porta il costo economico complessivo dello spreco alimentare domestico italiano a 11,63 miliardi €.
SOLO DUE ANNI FA, NEL 2021, IL VALORE energetico del cibo sprecato era di 1,945 miliardi €, l’impennata mondiale dei costi dell’energia ha comportato un aggravio di oltre il 150% (3,205 miliardi €, a livello italiano), malgrado una lieve flessione dello spreco domestico nazionale. L’indagine 2023 Waste Watcher spiega che nella hit degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (24 grammi settimanali), quotidianamente quindi gettiamo circa 3,4 grammi di frutta al giorno e 2,3 di pane: in un anno poco più e poco meno di 1 kg pro capite. Nella hit anche insalata, verdure, aglio e cipolle.
D’ALTRA PARTE, RISPETTO A DUE ANNI FA e a parità di budget destinato alla spesa alimentare, quasi 1 italiano su 3 presta attenzione alla riduzione del consumo di carne (26%), e 4 italiani su 10 quando fanno la spesa ragionano sulla base di promozioni e offerte, ma anche sulla base della sostenibilità di produzione e consumo del cibo (27%). Ci si lascia fidelizzare più dal brand di prodotto delle location di acquisto (il 23% sceglie prodotti marchiati dalla distribuzione in cui fanno la spesa), che non dalle grandi marche, in calo del 10% nell’interesse dei consumatori.
STABILE LA SOGLIA DI ACQUISTO ON LINE, leggero aumento per il biologico (+ 14%), così come per gli acquisti nei negozi rionali (+14%). Su cosa si risparmia, dunque? Un italiano su 2 (47%) ha ridotto le spese per lo svago, e cerca di tagliare i costi della bolletta di energia elettrica (46%) e gas (39%), ma anche sull’abbigliamento (42%). Il 18% dichiara di tagliare sulla spesa, l’extrema ratio riguarda i tagli alle cure personali (17%) e alla salute (11%). Ma 9 italiani su 10 mettono al top della loro attenzione, nell’acquisto del cibo, il fattore salute (89%), l’aspetto legato a una produzione km 0 (85%) e all’impatto ambientale della produzione (78%).
C’È ANCORA MOLTO DA FARE per contrastare lo spreco e promuovere l’adozione di diete sane e sostenibili, il nostro impegno continua.
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