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Italia ko, non resta che Spalletti: il re di Spagna c’è, Meloni non si vede

Italia ko, non resta che Spalletti: il re di Spagna c’è, Meloni non si vedeL'autogol di Calafiori al 54' – Lapresse

Europei 2024 L’Italia (del calcio) in Europa assomiglia molto all’Italia nel contesto di questa confusa Europa. Indizi che diventano prove. L’Italia del  pallone soffre sempre e alla fine perde contro la Spagna

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 21 giugno 2024
Reale, virtuale e surreale. L’Italia a Euro 2024 perde la seconda sfida contro la Spagna, dopo aver vinto la prima, surreale esaltazione di un 2-1 con la volenterosa Albania. Agli spagnoli per passare al prossimo turno e candidarsi con autorevolezza come possibile campione d’Europa basta un gol, un autogol dello sciagurato Calafiori, risultato inferiore al gioco espresso.
Per l’Italia sarà meglio vincere lunedì contro la Croazia e se non arriverà almeno un pareggio tornerà già a casa. L’Italia (del calcio) in Europa assomiglia molto all’Italia nel contesto di questa confusa Europa. Indizi che diventano prove. L’Italia del  pallone soffre sempre e alla fine perde contro la Spagna, il primo tempo non vede praticamente palla e l’immagine plastica di tanta sofferenza sta nelle rughe sul volto di Luciano Spalletti, che raddoppiano, triplicano, si fanno profonde come canyon. Il commissario tecnico è guardingo, contratto, s’appoggia su Gigi Buffon team manager che fu portiere e campione.
Dicono i suoi amici, quelli di Luciano da Certaldo, che in Toscana funziona così, se non metti la corazza arrivi a trent’anni e scopri che il tuo miglior amico di nome fa psico e farmaco di cognome, devi difenderti, ma non ogni tanto e neppure ogni maledetta domenica, sempre, semplicemente. Così Luciano Spalletti attacca sempre, parla un po’ in “Covercianese” un po’ in toscano dantesco, strizza l’occhio al Vernacoliere, fa impazzire i traduttori, ma si fa capire, difende se stesso, certo, ma anche quel gruppo di ragazzi che lavorano con e per lui.
Spalletti non sarà e non è perfetto. Però per dirla alla Gianni Brera quando parlava del mediano Riccardo Sogliano è senza dubbi «il meno peggio» ed è già un gran complimento. Spalletti vive sul filo del rasoio, sempre, appunto perché nella sua Toscana l’agguato è all’ordine del giorno, magari la chiamano “bischerata”, ma sempre si tratta di tenuta della capacità d’equilibrio di chi partecipa al grande gioco della vita. Questa squadra azzurra avrà probabilmente talento e talenti, ma deve ancora esprimerli.
Avrà sicuramente un leader in campo, magari quel Gigio Donnarumma che non è solo come tutti i portieri e neppure brillante nell’eloquio come Albert Camus scrittore immenso e portiere dilettante, però anche il para(quasi)tutto del Paris Saint Germain ha un suo perché almeno in questa squadra che di personalità davvero non ne ha ancora dimostrata. Il portiere azzurro alla fine sarà il miglior italiano in campo. Fa impressione quel guantone che getta sopra la traversa il tiro di Fabian Ruiz, suo compagno dalle parti della Senna.
Sfumatura: Donnarumma viene ammonito per proteste, così come la spagnolo Rodri. Non sono scene apocalittiche, ma obiezioni, contestazioni quasi educate, solo che qui a Euro 2024 per le proteste hanno deciso che la tolleranza è zero. Un’altra realtà che assomiglia tanto all’Europa che viviamo. Così l’Italia del pallone si fa sempre più timida, resta solo Spalletti, che ha la tempra da mediano, che sa gestire le regole che da perché le rispetta anche lui, che lavora come e più dei suoi giocatori e forse anche per questo lavorano pure loro, perché anche il magnifico gioco del calcio un lavoro può essere.La Spagna vince con i suoi talenti, che non sono immensi come quelli che dal 2008 al 2012 dominò in Europa altre due volte e la prima volta nel Mondiale. Però è una Spagna che ha già immense potenzialità e qualità e vola sulle fasce con Nico Williams (migliore in campo per distacco) che ha genitori ghanesi ed è basco nato a Pamplona e dunque gioca ovviamente nell’Athletic Bilbao. Un vero toro scatenato, con la leggerezza di un ballerino classico. Un vero incubo per l’azzurro Di Lorenzo. Nico colpisce traverse, sull’altra sponda, quella destra fa quel che vuole Lamine Yamal, anni 16, attaccante del Barcellona, catalano con papà marocchino e mamma nata nella Guinea dell’Equatore, figlio di una Spagna che sa integrare.

Anche questa è la Spagna che va. L’Italia per non andare a casa dovrà affidarsi al suo commissario, dal volto deluso come i tifosi sugli spalti. “Bisogna ragionate e reagire, mollare mai, perché siamo italiani” sintetizza a fine gara l’allenatore triste. Allegri gli spagnoli e ne hanno facoltà, festeggiano e intonano la Marcia Reale che non ha parole si rassegnino certi ignari commentatori, le marce sono musica, non parole. Sulle tribune di Gelsenkirchen (borgo di rara inospitalità) applaude Filippo VI re di Spagna. Non si vede Giorgia Meloni da queste parti. Forse non val la pena di farsi vedere dalle parti di questi giovani italiani in cerca di coraggio.

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