Politica

Italia immobile, un paese a prova di sisma

Ancora una volta l’Italia dimostra di essere un paese antisismico. La fiducia al governo Letta, ottenuta in puro stile da commedia dell’arte («voto, non voto, voto, non voto») da parte […]

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 5 ottobre 2013

Ancora una volta l’Italia dimostra di essere un paese antisismico. La fiducia al governo Letta, ottenuta in puro stile da commedia dell’arte («voto, non voto, voto, non voto») da parte dell’ex premier-con-seri-problemi-legali Silvio Berlusconi, dimostra un fatto fondamentale: non c’è terremoto che possa mettere a soqquadro il Paese. Se l’Aquila è ancora in via di ricostruzione a distanza di tre anni, se il terremoto dell’Irpinia e del Friuli Venezia Giulia hanno lasciato fratture non ricomponibili nel corpo stanco dell’Italia, la sua anima profonda rimane intatta.
L’antisismica ha risorse che nemmeno gli italiani, così inclini al melodramma, sospettavano di avere. E così, all’indomani del voto che ha riconfermato il gran fritto misto del governo in carica, dopo il brivido di un Berlusconi messo in minoranza dai suoi stessi sodali, tutto resta esattamente com’era. Come giorni, settimane, mesi fa. È vero, Berlusconi va verso la fine. Incassa l’allontanamento dei suoi, ma poi li sorprende con la sola mossa che può ancora fargli sperare in un miracolo giudiziario: la fiducia al governo che aveva dichiarato di voler far cadere per portare il paese alle urne. La sinistra governativa grida alla vittoria. Enrico Letta, inquadrato dalle telecamere, dice con malcelata ammirazione «Grande!» all’indirizzo di Berlusconi dopo che questi si è pronunciato in suo favore. Quel «Grande!», pronunciato con quasi estatico stupore dal premier in carica, diventa un tormentone del web. È quella che Letta considera una vittoria. Ma non c’è da stupirsi: in mancanza di vittorie reali, la sinistra italiana grida alla vittoria dopo ogni sconfitta subita. Non si tratta di gusto del paradosso, ma solo della deriva malinconica e surreale di uno schieramento politico in cerca d’autore. Se è vero infatti che Berlusconi mostra le crepe, se è vero che l’insubordinazione minacciata da molti parlamentari del Pdl è la misura della fine del Capo, è vero altrettanto che la fiducia a questo ennesimo governo di emergenza è l’ulteriore riprova di uno stallo nazionale.
A furia di dare mandati di governo, Sua Eternità il Presidente Napolitano invecchia: si commuove, s’impaurisce, spalanca le braccia sconsolato. E il Paese sta fermo, come un dente devitalizzato, occupato soltanto a occuparsi di Berlusconi. La legge elettorale non è stata ancora cambiata, nonostante il governo sia in carica da un pezzo: è la condizione perché nemmeno le elezioni si possano fare. Dopo questa ennesima crisi di governo superata con l’ultimo disperato coup de théâtre di Berlusconi (la sua specialità, e a volte suo salvacondotto), l’Italia ha ancora una volta annullato il terremoto con la sua antisismica infallibile.
Il sospetto, che viene ogni volta, è che nel gran teatro italiano, persino il terremoto sia una simulazione. Simulazione di un terremoto che mai ci sarà. Berlusconi forse andrà in galera, forse sconterà la pena altrimenti. E l’Italia tirerà un sospiro di sollievo, così come ha fatto mercoledì con la fiducia ottenuta dal governo di Letta. Tirerà un sospiro di sollievo perché anche questa volta nulla è successo. Nulla si è mosso. L’antisismica ha vinto. Abbiamo avuto il brivido, che piace, e poi la chiacchiera, che piace ancora di più. E ancora una volta l’immobilismo sarà spacciato per rassicurante stabilità.

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