Italia, il conto salato del naufragio
Sport All’indomani dell'eliminazione dell’Italia dai Mondiali, è l’ora dei processi ma Tavecchio e Ventura ancora non lasciano. Scontro Salvini-Renzi: «Colpa degli stranieri»
Sport All’indomani dell'eliminazione dell’Italia dai Mondiali, è l’ora dei processi ma Tavecchio e Ventura ancora non lasciano. Scontro Salvini-Renzi: «Colpa degli stranieri»
Ora è solo una questione di soldi. L’Italia che non va ai Mondiali russi, che passerà l’estate al mare anziché davanti alla tv aspetta in queste ore la buonuscita che Ventura starebbe trattando con i vertici della Figc – mentre rivela a Le Iene (salvo poi smentire, ma è un gioco delle parti…) che alla fine si dimetterà -, poche centinaia di migliaia di euro prima di togliere il disturbo prima della naturale scadenza del suo contratto, a luglio. E con lui tratta Tavecchio, che come il commissario tecnico ha rinviato il discorso sulle dimissioni rimandando ad oggi la discussione alla federcalcio con i rappresentanti delle leghe di Serie A e B. Nonostante il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, contrario all’inizio alla sua elezione a capo della Figc per poi avvicinarsi nel corso del mandato, abbia riferito a mezzo stampa che al posto suo si sarebbe dimesso. E le accuse del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che lo indica unico responsabile del naufragio della nave azzurra, con perdita del valore d’acquisto di Insigne, dimenticato da Ventura in panchina a San Siro.
Senza dimenticare le esternazioni del ministro dello Sport Luca Lotti che non alleggerisce la pressione, sventolando l’idea della rifondazione del pallone, con la rottamazione – termine caro un tempo al collega di partito Matteo Renzi – di dirigenti di potere e impulso ai settori giovanili, il buco nero del calcio italiano. Insomma, all’indomani dell’«apocalisse» di San Siro si fa a gara a chi colpisce più duro, senza dimenticare le esternazioni razziste di Salvini i sui troppi stranieri nel calcio italiano. Ma la disgraziata doppia sfida con gli svedesi porta conseguenze anche nelle tasche del calcio italiano e pure in quelle del Fisco, che perderà circa un milione di euro dal mancato viaggio al Cremlino di Ventura.
Ma l’entità delle perdite economiche extra calcistiche sono enormi: un pacchetto da centinaia di milioni di euro, come scrivevano ieri sia Repubblica che il Corsera, di ammanchi, tra diritti televisivi (danni anche per la Rai, che paga per il pacchetto Nazionale oltre 26 milioni di euro l’anno), sponsorizzazioni, merchandising, i dividendi che sarebbero arrivati dal ricco Mondiale targato Fifa (montepremi da 342 milioni di euro) a casa Putin. Insomma, un totale che vale una Manovra finanziaria, un fattore di cui il Coni terrà conto, quando si tratterà di distribuire le risorse tra le varie discipline.
Ma l’eliminazione dell’Italia dalla corsa ai Mondiali russi costa caro anche alla Fifa, circa 100 milioni svaniti sul tiro di Candreva che sfiorava il palo, oppure sulla sfortunata girata dal limite dell’area di Florenzi, mentre dall’estero, in particolare dalla Germania gongolano per la disgrazia sportiva del pallone i vari Ballack, come il ct Loew, ancora con il dente avvelanato per la sconfitta subita a Dortmund, 11 anni fa, che portava l’Italia in finale. Mentre ora c’è l’inferno, l’eliminazione, percorso a ritroso iniziato sul campo lo scorso settembre negli spogliatoi del Santiago Bernabeu, che qualche soddisfazione aveva regalato (finale dei Mondiali vinti nel 1982) all’Italia. La batosta con la Spagna di Iniesta e Isco, che non aveva necessità di inserire neppure la terza marcia per dominare a piacimento, chiudeva i rapporti tra il ct e il gruppo storico della Nazionale.
I vari Chiello, Barza, Lele, Leo, come li elencava due sere fa Buffon in lacrime, erano i soci della nuova società per azioni che detronizzava il ct. Un divorzio consumato sotto gli occhi della federcalcio, incapace di incidere, decidere, curando il mantenimento del precario status quo, evidente soprattutto nelle due gare contro gli svedesi. Ventura era un uomo solo e neppure al comando, nonostante qualche tentativo di puntare su gioco e giovani di qualità nel suo primo anno da commissario tecnico, tra rapporti di buon vicinato con i club e i complimenti dalla Figc. Non si è più ripreso, accumulando errori in serie. Dalle parole dei big azzurri, forse troppo celebrati, soprattutto l’autarchico quartetto juventino poi divenuto terzetto, nel post Svezia emergeva che il tentativo di rilancio emotivo verso la fine del girone di qualificazione e soprattutto verso lo spareggio non è mai arrivato dal ct. Naufrago, piuttosto che condottiero di una nave. Ora quella nave è affondata e il conto per riportarla a galla è parecchio salato.
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